Myanmar: in Kachin, un conflitto dimenticato

Foto di Andrea Frazzetta

 

In Myanmar, al confine con la Cina, c’è una regione in cui da più di 50 anni si consuma, nel più totale silenzio, una guerra senza pace.

Un conflitto drammatico, che vede da una parte le truppe governative e dall’altra il Kia, ovvero l’esercito dei Kachin, un’etnia che rivendica la propria indipendenza.

I Kachin, di religione cristiana, si considerano a tutti gli effetti un “popolo diverso” dai birmani e per questo chiedono l’indipendenza dal governo centrale. ln Myanmar sono presenti oltre 135 etnie: una convivenza faticosa che, in passato, le giunta militare ha cercato di tenere sotto controllo con la forza, specialmente nei confronti dei Kachin.

Dopo una relativa calma durata dal 1994 al 2011, la guerra è ricominciata nel giugno del 2011, quando il governo centrale ha riacceso le ostilità.

Oggi si contano almeno 120mila sfollati, 200 villaggi distrutti e una crisi umanitaria di proporzioni inaudite, che colpisce soprattutto donne, bambini e anziani.

Cesvi è presente nello Stato del Kachin dal novembre 2012, coordinando le attività dalla sede di Bhamo. Attualmente, grazie al supporto di ECHO – Ufficio Aiuti Umanitari e Protezione Civile della Commissione Europea, l’intervento si concentra nel settore “wash”, con l’obiettivo di migliorare i servizi di igiene e salute all’interno dei campi profughi, rendere disponibile l’acqua potabile (garantendo almeno 15 litri per persona al giorno) e monitorare gli aspetti sanitari legati a malattie causate dall’acqua insalubre e dai relativi vettori.

Le patologie più diffuse sono diarrea, tubercolosi e malattie della pelle.

Si registra inoltre un’incidenza molto alta della malaria, tanto che il Kachin è tra gli Stati del Myanmar più colpiti da questa malattia, e gli spostamenti degli sfollati da zone ad alta endemicità verso altre aree non fanno che aumentare il rischio di diffusione.

Le attività del Cesvi includono anche la distribuzione di kit igienici e l’organizzazione di training sulle buone pratiche di igiene personale e ambientale.

Un impegno che continua giorno dopo giorno insieme ad ECHO per migliorare le condizioni di vita degli sfollati, nella speranza che il futuro possa portare stabilità e pace in questa terra tormentata.