Nuove speranze nel campo di Chingwizi

 

di Loris Palentini, rappresentante Cesvi in Zimbabwe

È una strada polverosa quella che ci conduce, in un assolato pomeriggio “invernale”, attraverso ettari ed ettari di canna da zucchero verso il campo temporaneo di Chingwizi. È qui che da oltre quattro mesi sono radunate le oltre 20.000 persone sfollate dopo l’alluvione che ha allagato la verde vallata dove da generazioni vivevano. Non che la cosa non fosse annunciata: la costruzione della diga che ha permesso l’allagamento della valle era in programma dalla fine degli anni sessanta, ma certo una pioggia così pare non si fosse vista negli ultimi cinquant’anni.

Arriviamo al campo verso metà pomeriggio e quello che sùbito balza agli occhi è la tranquillità e la pace di una popolazione che in soli pochi mesi è riuscita a sistemare un campo temporaneo fino a farlo sembrare quasi una cittadina di frontiera. Non smetterò mai di stupirmi di fronte alla capacità di adattamento e di sopravvivenza del genere umano. Un ponte telefonico è stato installato ad hoc, le linea elettrica allacciata a tempo di record e un nuovo impianto per la distribuzione dell’acqua da far invidia alla maggior parte dei villaggi circostanti. Lungo la strada che ci conduce attraverso il campo troviamo allineati negozi e ristoranti di ogni tipo. Il mondiale di calcio di certo non si può perdere e quindi ecco parabole satellitari e piccoli locali adibiti a “bar sport” apparire all’ombra di enormi baobab. Ebbene sì, perché questa è una di quelle regioni dell’Africa sub-sahariana dove il baobab è caratteristico, ma dove forse poco altro potrà crescere se non grazie a sistemi d’irrigazione che nessuno degli oltre 20.000 sfollati si potrà mai permettere.

Qui Cesvi interviene a supporto della clinica tendata costruita per far fronte all’emergenza, unica struttura sanitaria all’interno del campo, ma non per questo meno efficiente delle più strutturate, e spesso meno fornite, cliniche rurali presenti nei villaggi circostanti.  Tanto pare essere buono – e gratuito – il servizio offerto, che in molti decidono di spostarsi per chilometri e chilometri da oltre l’area del campo per venire a farsi curare qui. E oggi siamo noi le star del campo. Portiamo infatti un contenitore termico di scarso volume ma di grande importanza. Portiamo da Harare, la capitale, una fornitura di vaccini antirabbici di scarsa reperibilità e grande domanda.

Non facciamo quasi in tempo a scendere dall’auto, presentarci allo staff sanitario e scambiare alcune parole, chiedere ragguagli sulla situazione del campo, che ci si avvicina un padre. Lo sguardo triste, non disperato, ma forse rassegnato. Ha visto arrivare la macchina Cesvi e, come forse aveva già fatto con tutte le precedenti, s’è avvicinato senza speranza chiedendo sottovoce aiuto. Suo figlio è stato morso da uno dei tanti cani randagi che girovagano per il campo, ma la clinica non ha ciò di cui abbisogna. Cercava forse un passaggio in città, forse un sorriso, una parola di conforto. Ha avuto solo il coraggio di chiedere aiuto per suo figlio e quando, con sorpresa, gli abbiamo risposto che stavamo proprio scaricando il frigo con il vaccino di cui aveva bisogno, non ha avuto che lacrime e un grande, infinito, impagabile sorriso.

Questa è un’altra storia di un bambino salvato. La storia di un padre che è tornato a sperare e a credere, di un lavoro che mai possiamo considerare tale e che quotidianamente ci dona la rassegnazione per non poter mai fare abbastanza e al contempo la gioia di sapere che ce l’abbiamo fatta, almeno un po’, almeno per lui.

Un camion è atteso per il giorno seguente, un camion carico di altri farmaci che permetteranno alla clinica di restare aperta, di continuare a servire centinaia di persone ogni giorno, che permetterà di garantire un parto sicuro alle centinaia di donne gravide che vediamo attendere ordinatamente in fila il loro turno per la visita pre-natale, le tante neo-mamme che attendono la visita post-natale, che attendono di vaccinare i loro bambini. Ma questa è un’altra storia e per oggi siamo tornati sereni, siamo felici e ci guardiamo tutti con un mezzo sorriso sulle labbra senza quasi il coraggio di commentare finché, guardandoci in faccia, non scoppiamo in una sonora risata fatta di complicità e di una gioia solo nostra, e del padre anonimo di un anonimo bambino di Chingwizi.