Giovanni Lo Porto ucciso in un raid americano

 

Tutto lo staff del Cesvi, in Italia e nel mondo, apprende con dolore e sgomento la notizia della morte di Giovanni Lo Porto, operatore umanitario rapito il 19 gennaio 2012 nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, in Pakistan.

Al momento del rapimento Giovanni, 39 anni, originario di Palermo, lavorava nel sud Punjab in un progetto di emergenza dell’Ong tedesca Welthungerhilfe, partner del Cesvi nel network europeo Alliance2015, per far fronte alle gravi conseguenze causate dalle piogge monsoniche nell’estate del 2010 e del 2011.

Si è appreso che Giovanni è stato ucciso a gennaio, insieme a un altro ostaggio americano, durante un’operazione anti-terrorismo statunitense al confine con l’Afghanistan. La notizia è stata confermata dallo stesso presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, che si è assunto “tutta la responsabilità di queste azioni contro il terrorismo”, chiedendo scusa.

Noi vogliamo ricordare Giovanni per come lo abbiamo conosciuto negli anni in cui ha collaborato con la nostra organizzazione, in Myanmar nel 2008 (dove ha scoperto la sua vocazione da cooperante) e in Pakistan tra il 2010 e il 2011: un professionista serio e preparato, appassionato del suo lavoro a favore delle popolazioni più vulnerabili. “Lo ricordiamo così, circondato dalla popolazione pakistana che lui amava particolarmente e che lo amava altrettanto, mentre organizzava le squadre di lavoro per le distribuzioni o per il ripristino dei canali” – dice Pietro Fiore, operatore del Cesvi oggi impegnato in Somalia, che ha lavorato con Giovanni in Pakistan condividendo le fatiche e le soddisfazioni quotidiane – “Per noi che restiamo, l’impegno per costruire un mondo più giusto continua, adesso più di prima, affinché il sacrificio di Giovanni non sia stato inutile”.

Per oltre tre anni, durante il rapimento, abbiamo osservato la regola del silenzio suggerita dalla diplomazia europea, mentre pensavamo a Giovanni – uomo di pace – capace di sopravvivere alla prigionia. Speranze spezzate nel modo più assurdo.

Giovanni è stato molto più di un collega, ha condiviso con noi un pezzo di strada. Ci stringiamo, increduli e commossi, alla sua famiglia e a tutti i suoi amici e parenti.

Ciao Giovanni, ci mancherai