Sudafrica: una nuova vita libera dalla violenza

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Ritratto di Luleka Cape Town ph. Valentina Prati

“Abbiamo qui una ragazza incinta di 29 anni che ha bisogno di un posto sicuro e protetto dove stare per un po’. Possiamo mandarla da voi?”. A telefonare è un’infermiera della Clinica Phumlani di Cape Town, in Sudafrica, dove la ragazza in questione si sta sottoponendo ai controlli ginecologici di routine. All’altro capo del filo risponde Luvuyo Zahela, responsabile della Casa del Sorriso di Cesvi che dà rifugio a donne che hanno subìto violenza e ai loro bambini. Donne che hanno bisogno di cure e tempo per superare il trauma e aprirsi a una nuova vita.

La ragazza si chiama Babalwa, ha un figlio di quattro anni e un altro in grembo, il compagno l’ha abbandonata non appena saputo della gravidanza. Babalwa ha iniziato a bere per superare la delusione. È evidente, per lo staff della clinica, che ha bisogno di aiuto per affrontare questo momento di difficoltà e riprendere in mano le redini della sua vita.

È così che la ragazza approda alla Casa del Sorriso. Al suo ingresso, Babalwa è come un involucro vuoto con gli occhi annebbiati dall’alcol. Lo staff la accoglie, la nutre e si occupa di lavarla. L’accompagnano a ottenere nuovi documenti d’identità perché ha smarrito quelli vecchi. La invitano a partecipare alle sessioni di counselling nelle quali le donne della Casa possono discutere e condividere le proprie esperienze, dandosi forza a vicenda per cercare di gettare le basi di un nuovo percorso di vita. Sono proprio queste donne ad incoraggiare Babalwa a partecipare agli incontri di supporto per ex alcolisti.

Babalwa coglie ogni opportunità per uscire dal buco nero in cui è finita. Sa che deve far fruttare i quattro mesi che passerà nella Casa, diventando più forte e acquisendo competenze pratiche che le permettano di trovare un lavoro stabile.

Sceglie di diventare addetta alle pompe di benzina perché in quel settore ci sono buone possibilità di impiego. Un tirocinio di 2 settimane le insegna i tecnicismi del mestiere e la dota di un certificato da presentare durante la ricerca di lavoro. Gli assistenti sociali credono molto in lei e sono sicuri che ce la farà, perché è intelligente e piena di buona volontà. E soprattutto ha ben chiari i suoi obiettivi: garantire ai suoi figli una vita migliore della sua.

Una vita che somigli a quella che sta cercando di ricostruire impegnandosi al massimo negli studi: indipendente, libera e al riparo da ogni violenza.

 

In occasione della Giornata Internazionale della Donna 2019, abbiamo scelto di raccontare le protagoniste dei nostri interventi volti allo sviluppo sostenibile delle popolazioni più vulnerabili. Il Fondo Monetario Internazionale ci dice chiaramente che la crescita del mercato è legata all’emancipazione (economica) delle donne. Un’emancipazione che passa attraverso l’equa partecipazione ai mercati, il controllo sulle risorse produttive, l’accesso a un lavoro dignitoso e la partecipazione significativa ai processi decisionali.

Foto di copertina: Valentina Prati