Cesvi opera in diversi Paesi del mondo in risposta a emergenze umanitarie causate da eventi naturali e antropici.

Dal 2012, a seguito del terremoto in Emilia, Cesvi è attivo nella promozione di interventi post-emergenziali anche in Italia.


L’emergenza nel nostro Paese è data dagli effetti di fenomeni naturali che anche nel recente passato hanno fatto ingenti danni ai territori e messo in ginocchio le comunità afflitte. Come il terremoto che ha sconvolto il Centro Italia il 24 agosto 2016, o le ripetute alluvioni che hanno colpito la Sardegna negli ultimi anni.

Le parole d’ordine in questi casi sono due. La prima è resilienza, ovvero la capacità di superare situazioni critiche e di uscirne rafforzati avendo sviluppato le risorse, interne o esterne, per rispondere all’emergenza. È una capacità che individui e comunità possono possedere già o sviluppare a fronte di eventi traumatici, e che è naturalmente insita negli ecosistemi naturali. È l’approccio utilizzato da Cesvi nei contesti post-emergenziali per rendere la popolazione protagonista della propria personale ricostruzione.

La seconda parola d’ordine è proprio ricostruzione. Non solo materiale, ma anche di tessuti sociali, relazioni, attività produttive. Si tratta di realizzare insieme alle comunità colpite una base solida da cui ripartire con forza e determinazione.

Tenendo a mente questi presupposti, Cesvi si è attivato in risposta al terremoto in Centro Italia in due principali direzioni: il supporto psicosociale alle fasce più vulnerabili attraverso la prevenzione del disagio psicologico e l’attivazione di meccanismi di resilienza di minori, insegnanti e genitori; il supporto nella ripresa delle attività produttive, con il sostegno ad aziende agricole e allevatori dell’area di Amatrice.

A essere resilienti non sono solo le persone, ma anche i territori danneggiati da eventi catastrofici. Attorno al concetto di resilienza ambientale ruota il progetto di riqualificazione degli ecosistemi del Bacino del Rio Mogoro, area duramente messa alla prova dalle alluvioni che hanno colpito la Sardegna nel novembre 2013. Lo scopo è quello di aumentarne le capacità di resilienza per salvaguardare l’equilibrio ecologico e prevenire ulteriori dissesti idrogeolici in conseguenza di condizioni metereologiche estreme.

Oltre il sisma

Oltre il sisma

Danilo Viozzi ha 52 anni ed è Vicesindaco di Servigliano, un piccolo paese in provincia di Fermo colpito dal terremoto del 24 agosto 2016. Ha due figli: una ragazza che fa il liceo e un ragazzino che frequenta le scuole medie.

La classe del figlio è tra quelle che hanno preso parte al progetto “Una scuola resiliente”, promosso da Cesvi in collaborazione con Sipem SoS Marche. “Nessuno riesce a essere freddo e distaccato in relazione al terremoto, e i bambini lo sentono: sentono l’ansia e la paura degli adulti” racconta Danilo parlando di suo figlio. “Partecipando agli incontri ha normalizzato le proprie emozioni e reazioni: è rimasto molto colpito dal fatto che la psicologa gli abbia detto che se sente di voler piangere, lo deve fare. E io gli ho detto che è vero, se ha voglia di mettersi a piangere deve farlo”.

Il progetto ha aperto un dialogo tra gli insegnanti, i bambini e i loro genitori sull’importanza di rielaborare il trauma del sisma e dare voce alle sensazioni di adulti e bambini, sviluppando così la propria capacità di resilienza per avviare insieme un processo di ricostruzione e ritorno alla normale vita quotidiana.