CESVI opera nelle più gravi emergenze umanitarie del mondo: situazioni complesse che possono essere causate da calamità e disastri naturali oppure dall’azione dell’uomo.

In tutti i teatri più difficili CESVI ha portato la solidarietà dell’Italia, guadagnandosi la fiducia e la stima dei beneficiari e della comunità internazionale.


Anche nelle peggiori emergenze umanitarie (terremoti, alluvioni, epidemie, carestie, guerre), la nostra organizzazione vuole affiancare alla prima assistenza la capacità di costruire ripresa e sviluppo puntando sul protagonismo dei beneficiari.

Il lavoro in emergenza fa parte della nostra storia. A metà dagli anni ’90, nel pieno della guerra, CESVI è intervenuto nei Balcani sconvolti dai conflitti etnico-religiosi.

Nel 1994-95 in Bosnia, oltre a lavorare nel settore sanitario, ha riaperto piccole manifatture locali. Mentre operava nella Bosnia croato-musulmana e serba e nell’Albania in preda alle rivolte, nel 1998 CESVI è entrato in Kosovo per assistere la popolazione di etnia albanese. Nel 1999 i kosovari sfollavano verso Macedonia e Albania, e CESVI era con loro nei campi profughi. Poi è tornato in Kosovo per partecipare alla ricostruzione e, quando è iniziata la persecuzione della minoranza serba, ne ha assistito le comunità. In Macedonia CESVI ha creato nove “Centri Babylon” per favorire la pace e la convivenza tra bambini di etnie diverse.

Nel 1997, CESVI è stata la prima Ong occidentale ad aprire un ufficio a Pyongyang, capitale della Corea del Nord stremata dalla crisi economica e dalla carestia. Gli alimenti integrati per i bambini erano spediti via nave da Ho Chi Minh City, dove avevamo creato un Centro di Nutrizione Infantile.

Negli anni, sono state tante le emergenze umanitarie che ci hanno visto in prima linea: lo tsunami nel Sud-est asiatico (2004), i terremoti in Perù (2007) e Pakistan (2008), il terremoto ad Haiti (2010), le inondazioni in Pakistan (2010-2011), il terremoto in Emilia Romagna (2012), il tifone nelle Filippine (2013), il terremoto in Nepal (2015), il terremoto in Centro Italia (2016), il passaggio dell’uragano Matthew ad Haiti (2016), la pandemia di COVID-19 (2020-2022), il terremoto nel sudovest di Haiti (2021), la guerra in Ucraina e la crisi di rifugiati nei Paesi confinanti (2022) e la siccità estrema nel Corno d’Africa (2022).

Alcune emergenze, purtroppo, sono ancora sotto gli occhi di tutti. La guerra in Libia, iniziata nel 2011, ha aperto una crisi nel Mediterraneo scatenando un effetto domino che ha portato al conflitto in Siria e al più grande esodo dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

La carestia e la siccità che hanno afflitto il Corno d’Africa nel 2012 continuano a farsi sentire a seguito del cambiamento climatico (El Niño), causando gravi conseguenze in Etiopia e Somalia, Paese in cui operiamo anche per far fronte alle conseguenze della guerra civile. Colpiti duramente anche Mozambico, Zambia, Zimbabwe e diverse aree dell’America Centrale e del Sud-est asiatico.

Guarda la photogallery