Tra i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sanciti dalle Nazioni Unite in continuità con gli MDGs del 2000, figura al numero 15 la lotta al cambiamento climatico.

I cambiamenti climatici si manifestano in forme diverse: riscaldamento globale, precipitazioni anomale per numero e intensità, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari.


Le attività umane, in particolare la combustione di carbone, gas e petrolio che portano all’aumento delle concentrazioni di gas a effetto serra, rappresentano la causa principale di questi cambiamenti.

Le conseguenze sono alluvioni, siccità, ondate di calore, aumento di tempeste e uragani e altri eventi estremi che – oltre a mettere a rischio la vita delle persone – provocano gravi danni economici e produttivi. Tutti questi fenomeni si ripercuotono su milioni di persone, con effetti maggiori sulle popolazioni più povere e vulnerabili, danneggiando la produzione agricola e minacciando l’ecosistema.

Cesvi sta affrontando le conseguenze del cambiamento climatico, in particolare El Niño, in diversi Paesi quali Somalia, Zimbabwe, Mozambico e Haiti, cercando di attuare strategie di prevenzione e rafforzamento della resilienza. El Niño è un fenomeno climatico globale che provoca riduzione delle piogge e, nel periodo dei cicloni, un’acutizzazione degli eventi metereologici con effetti devastanti.

In Somalia, ad esempio, El Niño sta causando da un lato forti piogge e inondazioni lungo i fiumi Juba e Shabelle e nel centro della Somalia e del Puntland con il rischio di un aumento di malattie come malaria, colera e morbillo, e dall’altro un aggravamento delle condizioni di siccità sulle coste del Somaliland. La siccità provoca una migrazione inusuale di bestiame dalle zone più secche a quelle più umide, la crescita dei prezzi dell’acqua e un forte incremento del debito tra le famiglie più povere. Contadini e allevatori sono i soggetti più colpiti. Quasi 308.000 bambini sotto i 5 anni soffrono di malnutrizione acuta e, di questi, 56.000 sono a rischio di malattia e morte.

Nelle regioni di Hiran e Mudug, Cesvi punta a migliorare la resilienza delle comunità rurali con la creazione di un sistema d’allarme precoce basato sulla telefonia mobile. Attraverso workshop e incontri, le comunità imparano a mappare i rischi e adottare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione. Lavoriamo inoltre con le autorità perché rafforzino le proprie capacità di coordinamento e di risposta e formiamo agricoltori e allevatori sulle metodologie agricole o di allevamento più adatte ai nuovi contesti climatici.

In Zimbabwe, dove il numero di persone affette da insicurezza alimentare nelle zone rurali è aumentato da 1,5 a 2,8 milioni, siamo impegnati per diversificare la produzione agricola. La aree meridionali dello Zimbabwe, in particolare, hanno avuto precipitazioni insufficienti per garantire la coltivazione delle terre. Anche laddove è stato possibile coltivare, il raccolto è stato sottoposto ad uno stress eccessivo causato dalle condizioni climatiche secche e dalle alte temperature. Più di 16.000 capi di bestiame sono morti per la siccità e per le cattive condizioni dei pascoli.

Ad Haiti, El Niño ha causato un’intensa siccità che, a sua volta, ha generato una grave crisi alimentare. Nel Dipartimento Sud vogliamo rafforzare la resilienza delle popolazioni colpite dal cambiamento climatico e dalla malnutrizione. Il nostro programma cerca di rispondere alla crisi alimentare e, al contempo, contribuire a ricostruire i mezzi di sussistenza delle famiglie nelle zone rurali.

Contro la siccità

Contro la siccità

Rosemarie, 34 anni e 5 figli, vive nel comune di Aquin, una delle zone di Haiti più toccate dalla siccità. A causa della malnutrizione Jean, il figlio più piccolo, è poco sviluppato rispetto ai bambini della sua età.

Un tempo Rosemarie e il suo compagno si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento, ma da 5 anni le piogge hanno subìto una riduzione drastica e oggi coltivare significa rischiare di perdere tutto il raccolto. La siccità ha provocato anche la morte dei loro animali.

L’ambiente è così arido che, per guadagnare qualcosa, sono costretti a ricavare il carbone e venderlo. Il carbone è la maggiore fonte di energia ad Haiti e la domanda non scarseggia. Ma questa strategia di sopravvivenza, che rappresenta un fattore di degradazione ambientale e di annientamento delle potenzialità agricole del territorio perché comporta l’erosione del suolo – oltre ad aumentare il rischio di inondazioni e frane – è stata talmente sfruttata che si è ormai giunti al limite di sopportazione da parte dell’ambiente. Le piante scarseggiano e si arriva ad estrarre le radici per ottenere il carbone.

Cesvi ha dotato Rosemarie e le altre famiglie vulnerabili della zona di 150 dollari in tre mesi per far fronte alle necessità alimentari più pressanti. Stiamo svolgendo un’attività di sensibilizzazione per far sì che queste risorse siano usate in modo congruo e l’alimentazione familiare, per quanto povera, riesca a coprire i bisogni nutrizionali di base. Al contempo, abbiamo avviato un programma di rafforzamento dei mezzi di produzione con interventi di miglioramento dei versanti delle colline quali riduzione dell’erosione, aumento delle coltivazioni di foraggio, gestione del bestiame.

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