La guerra civile, scoppiata in Somalia nel 1991, è tuttora in corso. A distanza di 25 anni, la Somalia è tra i Paesi meno sviluppati al mondo.

Gli ultimi decenni hanno visto continue crisi umanitarie, alti livelli di vulnerabilità e sfollamenti massivi e persistenti: su 10 milioni di somali, il 18% è rappresentato da sfollati interni o rifugiati in Paesi limitrofi.


L’esistenza di un forte sistema clanico impedisce la coesione sociale. La disparità di genere è tra le peggiori al mondo a causa di pratiche tradizionali come la poligamia, i matrimoni forzati in giovane età e l’esclusione delle donne dall’educazione e dal mondo del lavoro.

Le comunità somale hanno dimostrato una notevole capacità di resilienza, ma dopo 20 anni di guerra civile i meccanismi di adattamento a livello familiare sono diventati molto fragili.

I disastri naturalisiccità e alluvioni – hanno eroso le risorse ambientali alimentando il conflitto, indebolendo le capacità di risposta e inasprendo sfollamenti, insicurezza, epidemie e malnutrizione.

In un contesto così complesso, Cesvi opera per rafforzare la resilienza delle comunità e dei nuclei familiari sfollati nelle aree rurali di Banadir (Mogadiscio) e Hiran (Beletweyne): l’obiettivo è ridurre la vulnerabilità agli shock, in particolare alla siccità, e migliorare le condizioni di vita a livello igienico, di sussistenza, produzione agricola e allevamento.

Nelle stesse aree e nella regione di Mudug ci occupiamo anche di salute materno-infantile, facilitando l’accesso a servizi ostetrici e a cure mediche a favore di gestanti, mamme e neonati. Puntiamo a ridurre la mortalità dei bambini sotto i 5 anni attraverso un approccio sanitario e nutrizionale integrato che include – oltre alla gestione di centri di salute e cliniche mobili – la diffusione di campagne di informazione e sensibilizzazione. I bambini ricevono inoltre cure per diarrea, polmonite, malaria, diabete e morbillo.

Siamo l’unica Ong a fornire questi servizi a mamme e bambini nei campi sfollati di Alanley, Arafat e Hiran a Galkayo. L’attività, svolta da operatori comunitari locali, consiste in terapie ambulatoriali per donne incinte e bambini gravemente malnutriti, programmi nutrizionali e somministrazione di micronutrienti.

Nascere in Somalia

Nascere in Somalia

Muhubo, 38 anni, ha tre figli. Vive con la famiglia a Beletweyne, in Somalia.

Ha partorito i suoi primi due figli a casa, come sua madre, e non li ha mai fatti vaccinare. Anche al momento del secondo parto infatti, quando è entrata in travaglio, ha chiamato una levatrice tradizionale. La levatrice non ha usato strumenti sterilizzati, provocandole gravi infezioni interne per oltre due mesi.

Poco dopo la nascita del secondo figlio, Muhubo è rimasta incinta del terzo. Al terzo mese di gravidanza, questa volta è stata visitata da Athar, un’operatrice sanitaria del Cesvi che l’ha incoraggiata ad accedere ai servizi prenatali dell’ospedale di Beletweyne. Athar ha spiegato alla donna l’importanza della vaccinazione dei figli per prevenire le malattie trasmissibili e l’ha portata al centro di salute del Cesvi.

Athar ha parlato anche con il marito di Muhubo della necessità di sottoporre la moglie a controlli sanitari regolari e di far vaccinare i figli. Così Muhubo è stata trasferita con i bambini all’ospedale, dove sono stati vaccinati. Presso l’ambulatorio ostetrico del Cesvi, ha incontrato Fadumo, un’infermiera specializzata che le ha dato suggerimenti e informazioni su diversi temi, come la salute di base, le pratiche nutrizionali corrette, la vaccinazione contro il tetano e in generale l’importanza del check-up medico.

Muhubo è tornata all’ospedale altre tre volte per essere sottoposta alle visite necessarie prima del parto. “Ho partorito in ospedale, e mi sono sentita come a casa” – racconta – “Sia io che i bambini siamo in piena salute. Spero che il Cesvi continui la sua preziosa opera di sensibilizzazione tra le donne, come ha fatto con me, e anche tra gli uomini e gli anziani”.