La Giornata Mondiale dell’Acqua (22 marzo) si celebra ogni anno per volontà delle Nazioni Unite, che la istituirono nel 1992 all’interno delle direttive dell’agenda 21, come risultato del Summit sulla Terra di Rio de Janeiro, la prima conferenza mondiale dei capi di Stato sull’ambiente.

Nel mondo 844 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e il 60% della popolazione – 4,5 miliardi di persone – non dispone di servizi igienico-sanitari adeguati (dati Unicef-OMS).

La giornata del 22 marzo, oltre a riportare l’attenzione sull’acqua come elemento fondamentale per la vita dell’uomo e di tutto il Pianeta, vuole sottolineare la necessità di non sprecarla e di renderla accessibile a tutti. Occorre un consumo responsabile delle risorse idriche – che non sono infinite e sono destinate a diminuire del 20-40% entro la fine del secolo – sia a livello personale che globale.

Esiste un consumo d’acqua diretto (l’acqua che beviamo o facciamo scorrere in casa) e un consumo “invisibile” (l’acqua che viene usata per produrre il nostro cibo o i nostri vestiti). Questo consumo virtuale pesa molto sull’impronta idrica italiana facendoci guadagnare un triste primato: l’Italia è il secondo Paese al mondo, il primo in Europa, per impiego d’acqua dolce nella produzione di beni di consumo.

All’acqua sono inoltre legati il clima, l’agricoltura, la salute dell’uomo e degli animali.

L’edizione 2018 della Giornata Mondiale dell’Acqua è dedicata al tema “Nature for Water”, un focus sulle soluzioni alle sfide legate all’acqua che sono offerte dalla natura stessa.