Siria: chiediamo la fine della guerra e della sofferenza

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Ph. Giovanni Diffidenti.

 

Cesvi unisce la propria voce – attraverso l’adesione a un appello congiunto – a quella di oltre 100 organizzazioni umanitarie e agenzie delle Nazioni Unite per chiedere la fine della crisi in Siria e delle sofferenze di milioni di civili.

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APPELLO PER PORRE FINE ALLE SOFFERENZE IN SIRIA

Tre anni fa, i capi delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie delle Nazioni Unite lanciarono un appello urgente a quanti avevano voce in capitolo per porre fine al conflitto in Siria. La richiesta era che si facesse ogni sforzo per salvare la popolazione siriana. Bisognava dire “basta” alle sofferenze e al sangue versato. 

Questo succedeva tre anni fa.

Oggi, la guerra sta per entrare, brutalmente, nel suo sesto anno di vita. Il sangue continua a essere versato e le sofferenze sono sempre maggiori. 

È per questo che oggi, noi leader delle organizzazioni umanitarie e delle agenzie delle Nazioni Unite, facciamo appello non solo ai governi ma a tutti i cittadini, in tutto il mondo, affinché facciano sentire con forza la propria voce per chiedere la fine del massacro e affinché tutte le parti in causa raggiungano un accordo sul cessate il fuoco e si apra un percorso di pace.

Mai come ora, il mondo ha bisogno di sentire la voce collettiva delle persone che chiedono la fine di questo oltraggio. Perché questo conflitto e le sue conseguenze toccano tutti.

Toccano i siriani che hanno perso le famiglie e i loro mezzi di sostentamento, che sono stati sradicati dai propri villaggi o che vivono, disperati, sotto assedio. Oggi, circa 13,5 milioni di persone in Siria hanno bisogno di assistenza umanitaria. Non parliamo di statistiche. Parliamo di 13,5 milioni di individui, di esseri umani le cui vite e il cui futuro sono a rischio.

Toccano le famiglie che, in mancanza di alternative per un futuro migliore, si avventurano in viaggi pericolosi in terre straniere in cerca di salvezza. La guerra ha costretto 4,6 milioni di persone a fuggire nei Paesi limitrofi e oltre.

Toccano una generazione di bambini ed adolescenti che, privati dell’istruzione e traumatizzati dagli orrori di cui sono stati testimoni, sempre di più vedono il proprio futuro segnato dalla violenza. 

Toccano chi vive lontano dalla Siria e ha visto le violente ripercussioni della crisi colpire nelle strade, negli uffici e nei ristoranti vicino alla propria casa.

Infine, toccano quanti, nel mondo, hanno visto il proprio benessere economico colpito, in modo più o meno visibile, dal conflitto. 

Quanti hanno la possibilità di fermare le sofferenze possono – e perciò, devono – agire ora. Finché non si raggiunge una soluzione diplomatica al conflitto, le azioni da intraprendere includono:

Accesso continuato e senza impedimenti alle organizzazioni umanitarie per portare soccorsi immediati a quanti hanno bisogno in Siria;

Tregue umanitarie e cessate il fuoco incondizionati e monitorati che permettano la consegna di assistenza alimentare e di altri aiuti urgenti ai civili, la possibilità di effettuare vaccinazioni e altre campagne sanitarie, il ritorno dei bambini a scuola;

La fine degli attacchi alle infrastrutture civili in modo che sia garantita la sicurezza di scuole e ospedali e dei rifornimenti idrici;

Libertà di movimento per tutti i civili e l’immediata sospensione di tutti gli assedi da parte di tutte le parti in conflitto.       

Queste sono azioni concrete e non c’è nessun concreto motivo per cui non debbano essere attuate, se c’è la volontà di farlo.

In nome della nostra umanità condivisa… per il bene di milioni di innocenti che hanno già sofferto molto, e per altri milioni di persone le cui vite e il cui futuro rimangono in bilico, chiediamo che si agisca adesso.

Adesso.  

 

Foto di copertina: © UNICEF/UNI156528/Giovanni Diffidenti