BUČA RIVIVE

bucha rivive

Fondazione Cesvi, la prima ONG italiana arrivata a Buča pronta a partire con interventi di protezione della popolazione più vulnerabile colpita dal conflitto nel distretto.

Mentre diventa concreto il gemellaggio tra la città di Bergamo e la città di Buča con l’incontro tra i due sindaci e l’ufficializzazione dello stesso, noi di Cesvi, che siamo stati la prima ONG italiana ad entrare nel distretto e ad incontrare il sindaco Anatoliy Fedoruk (è del 29 aprile l’incontro con il nostro Direttore Generale Piersilvio Fagiano), siamo pronti per partire concretamente con gli interventi di protezione della popolazione più vulnerabile.

Coerentemente con i bisogni prioritari che già erano emersi dal primo incontro con le autorità locali (ricostruzione delle strutture scolastiche, ripristino dei servizi per donne e ai bambini, per facilitare i rientri; supporto psico-sociale alle famiglie, in particolare quelle che hanno vissuto direttamente l’orrore dell’occupazione) e dopo un attento e approfondito periodo di analisi e di valutazioni svolte dal nostro team di emergenza sul posto – è stato aperto un ufficio Cesvi a Buča per questo – il programma integrato di Cesvi per la città è in partenza in queste settimane. Il programma è costituito da tre componenti principali, volte a soddisfare la ripresa di una comunità (da un punto di vista di protezione, educazione, sostegno emotivo):

  • Ricostruzione degli asili (a partire da quello di Veselka nel borgo di Buča – Havrilivka) colpiti durante l’invasione o occupati da truppe armate, con interventi infrastrutturali e fornitura di tutti i materiali per consentire il ritorno a scuola a settembre;
  • Attivazione di un centro diurno per attività ludico-ricreative e di educazione non formale rivolte a minori di diverse fasce di età e famiglie della città sulla base del programma Case del Sorriso di Cesvi attivo in tutto il mondo con progetti specifici dedicati all’infanzia più vulnerabile;
  • Supporto Psico-Sociale attraverso una unità mobile e staff specializzato (oltre 20 psicologi) per portare supporto psico emotivo, non solo nella città di Buča ma anche nei villaggi intorno all’area di intervento per il superamento dei sintomi da stress post traumatico.

Il nostro intervento in questo distretto parte in un momento in cui le famiglie stanno rientrando nella città in vista della ripartenza delle scuole di settembre. In particolare giovani mamme con il loro bambini necessitano, in questa fase delicata, un supporto che preveda attività specifiche per i più piccoli ma che non escluda la componente psicologica: siamo di fonte a persone che hanno vissuto la distruzione e l’orrore dei crimini di guerra e  non si può non tener conto delle conseguenze post traumatiche che necessitano un affiancamento specializzato per la loro cura e superamento”, dichiara Maurizio Carrara, fondatore e Presidente ad honorem di Fondazione Cesvi che ha accompagnato in missione Giorgio Gori, sindaco di Bergamo, a Buča. “Cesvi da oltre 35 anni interviene nelle principali catastrofi umanitarie e oggi, con questo intervento di ricostruzione che parte anche se siamo ancora in fase di emergenza vogliamo dare un segnale di speranza e di ripartenza a tutte quelle persone che stanno facendo rientro nella propria città, nella propria casa”.

Le attività saranno svolte in collaborazione con il partner Ya Buchanez – “Io di Buča” (una piattaforma di cittadini fondata nel 2017 particolarmente attiva nella co-progettazione di interventi per lo sviluppo della comunità di Buča) seguendo un modello di partenariato costruito in oltre 35 anni di interventi in situazioni emergenziali e che prevede un lavoro in sinergia con le autorità locali. Il progetto si inserisce in un programma più ampio di aiuto umanitari di Cesvi sia nel Paese sia sul confine. Dall’inizio del conflitto infatti, Cesvi sta lavorando nei Paesi più colpiti dall’esodo umanitario in corso, quali la Polonia, l’Ungheria, la Romania, oltre alle diverse aree interne dell’Ucraina, focalizzandosi sui bisogni dei più deboli, in particolare donne, bambini, famiglie meno abbienti.