Dalla Casa del Sorriso una storia a due voci

V. è un giovane che ha trascorso alcuni anni in comunità a causa delle difficoltà dei suoi genitori. scopriamo la sua storia nelle sue parole e in quelle di Francesco, suo educatore.

“Apparentemente i ragazzini che abbiamo in carico sembrano tutti uguali, ma ciascuno ha la propria identità e la propria storia da raccontare”.

Francesco è un educatore della Casa del Sorriso di Napoli e, da quando lavora con CESVI, ha già visto passare sotto i suoi occhi i volti di tanti bambini e ragazzi. V., un diciassettenne, è uno dei ragazzi che più di recente si sono avvicinati alla Casa del Sorriso.

“Lo conosco da marzo, periodo in cui è arrivato sul nostro territorio”, spiega Francesco, “e sin da subito si è molto attaccato a me. Ho capito che aveva bisogno di essere visto e ho cercato di accompagnarlo in questo pezzetto di crescita personale, sia dal punto di vista scolastico, che emotivo”. In questo arco di tempo è stato molto importante dare spazio al suo racconto di sé, per poter capire bene su cosa lavorare e verso quali obiettivi puntare. “Capivo che non potevo sostituire il ruolo paterno, ma mi rendevo conto che era necessario riportarlo al suo ruolo di figlio. Insieme abbiamo fatto tante attività sia sportive sia volte all’espressione della propria personalità”.

Prima di marzo, V. si trovava in una comunità educativa, dove era stato collocato con suo fratello, per inadempienza scolastica e irresponsabilità genitoriale. Ora è tornato a casa e sta cercando di ricominciare proprio con l’aiuto di Francesco e della Casa del Sorriso, anche se le difficoltà non mancano, come racconta lui stesso.

“Non amo parlare del mio passato, ma a volte si presentano davanti a me delle immagini che mi portano indietro nel tempo. Vivo con mio fratello e i miei genitori, che purtroppo mentre eravamo in comunità non hanno proprio cambiato modo di vivere. Ho un rapporto conflittuale con mio padre, dovuto al fatto che non sempre tratta bene la mia mamma; spesso sono costretto a sedare le loro liti. Mi ritrovo a vivere da solo e senza punti di riferimento, perché in casa prendo io le decisioni per me stesso e a volte anche per mio fratello.”

Proprio quando il vissuto dei beneficiari è così difficile da accettare, l’opportunità della Casa del Sorriso, incarnata da Francesco e dalle numerose attività proposte, diventa di vitale importanza per restituire a giovani come V. la speranza: “Ringrazio tutti voi che avete organizzato queste attività e avete permesso agli educatori di darci nuove possibilità”, dice. “Siete l’unico contenitore in cui posso mostrare il mio vero essere, anche perché a casa non verrei capito”.

V. è sensibile, solare, limpido, sincero. Ha tutto per avere successo nel suo percorso e mostra una grande voglia di cambiamento. E anche se il futuro per ora è lontano, “perché dopo anni in comunità penso solo a vivere il presente”, una certezza c’è: “Riprenderò gli studi”. Siamo sicuri che ora che è tornato sul giusto binario potrà percorrere molta strada.