Per i diritti dei migranti

258 milioni di migranti, ovvero persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine per un altro: è l’ultima fotografia di IOM, che si occupa di monitorare lo stato di tutte le persone “in movimento”. Tra di essi, 68,5 milioni di migranti lo sono per motivi indipendenti dalla loro volontà: sono i migranti forzati, in fuga dalla propria terra a causa di guerre, violenze e discriminazioni (UNHCR). A tutti loro è dedicata la celebrazione di oggi, Giornata internazionale per i diritti dei migranti, che le Nazioni Unite hanno istituito nel 2000 per l’anniversario della Convenzione Internazionale che tutela i lavoratori migranti.

Cesvi è impegnato sul fronte migrazione nei paesi di origine, transito e destinazione, adottando un approccio olistico che comprende sia interventi di risposta all’emergenza che progetti di integrazione.

Dal 2011, all’indomani delle primavere arabe, siamo presenti in Libia, snodo centrale per i flussi migratori provenienti dall’Africa Subsahariana. Dopo i primi interventi umanitari a favore della popolazione colpita dalla guerra civile, abbiamo sviluppato un programma di supporto strutturato alla popolazione migrante delle zone di Tripoli e Misurata.

Oggi siamo un punto di riferimento importante per i programmi di protezione delle Nazioni Unite rivolti a rifugiati e richiedenti asilo. Assistenza psicologica e psicosociale, lotta alla violenza di genere e supporto educativo ai bambini dei campi profughi sono i pilastri del nostro intervento, che mira a riportare una parvenza di normalità nella vita di persone che hanno perso tutto.

In Libano e Uganda, primo e terzo Paese al mondo per numero di rifugiati pro-capite, lavoriamo per rafforzare il sistema di accoglienza e favorire la coesistenza con la popolazione ospitante. Sono queste le zone più calde per i flussi migratori che – è sempre bene ricordarlo – hanno come principali destinazioni i Paesi del Sud del Mondo (86,5% dei migranti forzati).

I progetti in Libano favoriscono l’inclusione socioeconomica delle persone più vulnerabili, tra cui i giovani in particolare, attraverso corsi di formazione professionale, creazione di posti di lavoro e sostegno a piccole e medie imprese.

In Uganda collaboriamo con UNHCR per offrire servizi ai rifugiati del campo profughi di Palabek, che ospita circa 32.000 sud-sudanesi in fuga dalla guerra civile. Il problema principale è che la popolazione del campo non possiede mezzi di sostentamento e può contare solo su cibo ricevuto in dono; abbiamo quindi distribuito animali da cortile e aiutato i rifugiati nella costruzione di piccoli orti. I prodotti sono destinati all’autoconsumo o alla vendita all’interno del campo.

Siamo infine presenti in Italia, dove lavoriamo per l’integrazione dei Minori Stranieri Non Accompagnati con percorsi di formazione e inserimento lavorativo e abitativo. Grazie a collaborazioni con le aziende del territorio, i giovani beneficiari possono entrare in contatto con il mondo del lavoro in Italia. Dall’agricoltura sostenibile alla ristorazione, passando per l’hospitality e l’impiantistica elettrica, i ragazzi sperimentano una professione e cominciano a muovere i primi passi verso l’indipendenza.

Progetti differenti legati da un obiettivo comune: restituire dignità e opportunità a chiunque eserciti il proprio diritto a migrare, per qualsiasi ragione. 

 

In foto: una donna rifugiata insieme ai figli a Palabek, Uganda.