Festa della donna: insieme contro la violenza

 

Nicoli, 29 anni, vive in Sudafrica, un Paese in cui ogni sei ore una donna viene uccisa dal proprio marito o compagno.

Il suo racconto sembra un sussurro, eppure è sconvolgente come un pugno nello stomaco. 

Ripercorre la sua storia fatta di povertà, violenze, dolore. Sa che le sue parole potranno aiutare altre donne come lei. 

La vita l’ha tradita più volte, ma lei non ha smesso di avere fiducia negli altri. Grazie alle persone incontrate nella Casa del Sorriso, è diventata una donna libera. 

Non mi vergogno di raccontare la mia storia e di spiegare da dove vengo.

Ho vissuto con mia mamma e mia zia fino all’età di 4 anni, quando mi hanno portata da un’amica di famiglia a Cape Town. Ogni tanto mia mamma – che nel frattempo aveva avuto un’altra figlia – veniva a farmi visita. Non immaginava cosa accadesse in quella casa.

Un uomo della famiglia cui ero stata affidata mi ha violentata molte volte. A quel tempo ero troppo piccola e non capivo. Oggi so esattamente cosa è successo: non ricordo il nome di quell’uomo, ma le scene della sua violenza su di me sono impresse nella mia memoria.

Sono rimasta lì fino a 11 anni, quando mi hanno lasciata in un orfanotrofio e poi in un altro ancora.

A 14 anni ho deciso di scappare. Ho iniziato a vivere in strada con un’amica a Bloemfontein, dove ho conosciuto la droga, l’alcol, la miseria. Pensavo che quello fosse il modo giusto per “divertirsi”. Ma dopo quattro anni allo sbando, sono tornata dai miei familiari.

In famiglia non ho trovato serenità, ma altre violenze. Mio cugino mi ha stuprata due volte. Un giorno mi ha chiamata in una stanza e gli ho detto: “Cosa vuoi?”. Lui non ha risposto, mi ha afferrata con forza e ha abusato di me. Ho provato a raccontarlo a mia zia, ma non mi ha creduta. Diceva che volevo mettere nei guai la sua famiglia.

Sono scappata di nuovo. A 21 anni ho conosciuto l’uomo che sarebbe diventato il padre dei miei figli. Ho cominciato a vivere con lui, eravamo felici. All’inizio era tutto bello. Non avevo mai ricevuto affetto da nessuno, nemmeno da mia mamma. Elemosinavo amore. Dopo un anno di convivenza è nata nostra figlia Magnolia, ma poi qualcosa all’improvviso è cambiato. Il mio compagno ha iniziato a farmi violenze piscologiche e fisiche, mi dava botte in testa e in faccia. Mi insultava dicendo cose terribili. Cercavo di stare tranquilla e di resistere, ma andavo a letto ogni sera con gli occhi cerchiati di blu per le botte.

Ho vissuto in questa situazione per quattro anni. So che avrei dovuto denunciarlo, ma dentro di me dicevo: “Non posso farlo, lo amo”. Al quinto anno sono scappata via. Nel frattempo avevo avuto anche un figlio maschio, Thabo. Mi sono rifugiata dalla mia famiglia per tre mesi, poi il padre dei miei figli è venuto a cercarmi implorandomi di tornare con lui. Ho accettato.

Mi prometteva: “Tutto andrà bene”. E invece ha ricominciato a picchiarmi e insultarmi. Per paura dormivo sempre fuori, in cortile. “Non posso continuare così” – mi dicevo – quest’uomo mi ucciderà e non potrò mai più vedere i miei figli. Sono ancora giovane, devo scappare e lottare per la mia vita”. E così sono venuta a Cape Town e ho vissuto per strada con i miei bambini per tre mesi.

Poi a giugno è iniziato l’inverno, faceva molto freddo. Ho temuto che i miei figli morissero congelati. Sono andata dalla polizia e lì ho incontrato una donna, un’assistente sociale che mi ha portata da Mama Pilisani, alla Casa del Sorriso del Cesvi, chiedendole di ospitarmi. Questo incontro ha segnato l’inizio della mia nuova vita. 

Nella Casa ogni giorno ricevo cure e amore, tutti mi dicono: “Sei bella Niki, i tuoi figli sono meravigliosi, non importa quello che è successo nel tuo passato, siamo qui per te”. Mi danno ciò che non ho mai ricevuto e mi sento finalmente libera dalla paura. Il mio ex compagno mi inculcava nella mente un senso di nullità e di impotenza ripetendomi: “Non sei nessuno, tua madre non ti ha mai voluta, non vali niente, sei una prostituta”.

Mama Pilisani non si stanca mai di incoraggiarmi: “Sei una persona speciale e ti meriti tanto dalla vita. Devi rialzarti per te stessa e per il tuoi figli”. La Casa del Sorriso ha aperto la strada ai miei sogni. Sto frequentando un corso per diventare infermiera, seguendo la mia più grande passione. Sono fiera di me.

Ogni sera, prima di dormire, prego Dio perché mi dia la possibilità di crescere i miei figli e di vederli diventare grandi. Voglio insegnare loro l’amore, il rispetto e la comunicazione con gli altri. Voglio insegnare loro a lottare per quello che vogliono, come ho imparato a fare io. Un giorno dirò a Magnolia e Thabo: “Le persone buone esistono. E l’aiuto di queste persone vi può portare ovunque in questo mondo. A volte basta che qualcuno ti tenda la mano, indicandoti la strada… poi accade tutto quello che desideri, perché nulla è impossibile”.

 

Foto di Roger Lo Guarro