Giornata in memoria delle vittime dell’immigrazione

Ricorre il 3 ottobre la seconda Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione. La commemorazione è stata istituita nel 2016 per ricordare “quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria”.

La Giornata cade in occasione dell’anniversario di una delle più grandi tragedie del Mediterraneo: in questo stesso giorno, nel 2013, 366 persone trovarono la morte nel canale di Sicilia, a poche miglia dal porto di Lampedusa. Il barcone libico con cui stavano cercando di raggiungere le coste italiane colò infatti a picco in seguito a un incendio scoppiato a bordo. I primi a mobilitarsi per trarre in salvo i naufraghi furono i pescatori dell’isola, che riuscirono a portare a riva 155 persone. Ma il bilancio di chi non ce l’ha fatta è drammaticamente più alto.

Fu solo la più eclatante delle innumerevoli stragi che da allora si sono consumate nelle acque del Mediterraneo. Impossibile dimenticare il naufragio del 15 aprile 2018, avvenuto al largo delle coste libiche, che causò un numero imprecisato di dispersi, stimati tra i 700 e i 900.

Cesvi si unisce alla partecipazione collettiva nel celebrare la ricorrenza e tenere sempre viva la memoria di quanto è successo. L’organizzazione è impegnata in Italia a favore di una delle categorie più vulnerabili fra i migranti, quella dei Minori Stranieri Non Accompagnati. Gli MSNA, ragazzi tra i 12 e i 17 anni sbarcati senza i genitori,  sono circa 18. 500 su tutto il territorio italiano. A Siracusa e a Bergamo Cesvi segue progetti che promuovono la tutela, l’integrazione e l’inserimento lavorativo dei giovani migranti, giunti nel nostro Paese tra mille difficoltà in cerca di prospettive di vita migliori.

Per tutti i ragazzi come loro che affronteranno in futuro la temibile traversata del Mediterraneo, Cesvi chiede che la celebrazione della Giornata del 3 ottobre non resti solo un’occasione di commemorazione. I governi e le istituzioni sono tenuti a fare quanto in loro potere per assicurare a chi fugge da guerra e povertà una via di salvezza sicura e dignitosa.