Giornata mondiale del rifugiato

 

Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite oltre dieci anni fa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione, spesso disperata, dei rifugiati.

Sono oltre 50 milioni i rifugiati e richiedenti asilo nel mondo, persone costrette a fuggire dalle proprie case a causa di guerre, violenze, discriminazioni e gravi violazioni dei diritti umani. Il più alto esodo mai registrato dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

E mentre i barconi della morte diventano una realtà che ci riguarda sempre più da vicino – con 170.000 persone arrivate sulle coste italiane nel solo 2014 – non dobbiamo dimenticare la gravissima situazione dei rifugiati in Siria, Libano, Turchia, Giordania, Iraq, Repubblica Centroafricana, Somalia e Sud Sudan.

E ci sono anche altre aree del mondo, ancora più remote e dimenticate, dove migliaia di persone vivono nella condizione di rifugiati. Ad esempio in Kachin, stato settentrionale del Myanmar al confine con la Cina, afflitto da una guerra civile senza pace, dove Cesvi opera insieme ad ECHO per migliorare l’accesso all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e alle pratiche igieniche all’interno dei campi.

Daw Lashi Bawk, una donna di 32 anni beneficiaria dell’intervento di Cesvi, ci racconta:  “La vita nei campi è diversa da quella del villaggio: nei nostri villaggi sapevamo come guadagnarci da vivere con facilità e indipendenza, mentre qui tutto è estremamente difficile e siamo dipendenti dagli aiuti esterni. Penso spesso al mio villaggio, alla vita e ai beni che io e la mia famiglia siamo stati costretti ad abbandonare. Vorrei ritrovare la libertà, odio la guerra che ha rovinato le nostre vite”.

Foto di copertina di Andrea Frazzetta: Bambini nei campi di rifugiati del Kachin, in Myanmar.