Lampedusa, nuova strage di migranti

Il 3 ottobre 2013, al largo di Lampedusa, morirono in mare 368 uomini, donne e bambini.

Da allora, da quella che è considerata la più grande catastrofe marittima del ventunesimo secolo, la stessa storia si è ripetuta molte volte.

Anche domenica 8 febbraio 2015, di nuovo, quando 29 migranti sono morti per ipotermia a un centinaio di miglia da Lampedusa. Le vittime facevano parte di un gruppo di 105 profughi a bordo di un’imbarcazione che è andata alla deriva al largo delle acque libiche.

Le operazioni di salvataggio sono state molto complesse a causa delle pessime condizioni del mare, tanto che gli stessi soccorritori hanno messo a rischio la propria vita per intervenire a favore dei naufraghi.

Nei giorni a seguire, purtroppo, il numero dei morti è cresciuto in maniera esponenziale. L’UNHCR afferma che le vittime potrebbero essere oltre 300.

In base agli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Interno italiano, nonostante le temperature ancora invernali, nel mese di gennaio i migranti che hanno attraversato il Mediterraneo  sono stati 3.528 contro i 2.171 del gennaio 2014. Gli sbarchi sono aumentati del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Di questi 3.528 migranti, 374 sono minori stranieri non accompagnati.

In questa drammatica occasione Cesvi vuole ricordare, una volta ancora, tutte le vittime di queste tragedie umanitarie, ribadendo il suo impegno in particolare verso i minori stranieri che arrivano sulle coste italiane senza genitori.

Adolescenti di 12-17 anni, provenienti da tanti Paesi diversi – Siria, Gambia, Costa d’Avorio, Mali, Senegal, Somalia, Eritrea, Egitto e Bangladesh – in fuga da povertà, guerre e dittature.

Dal 2014 Cesvi sostiene l’associazione AccoglieRete, una rete di circa 150 volontari di ogni età ed estrazione sociale che svolgono il ruolo di “tutori legali” con l’obiettivo di ridare a questi ragazzi dignità e speranza.

Il principale Paese di partenza o transito dei migranti è la Libia, dove Cesvi è presente dal 2011 come prima Ong italiana intervenuta all’indomani della primavera araba.

Il progetto di Cesvi in Libia nasce per fornire protezione ai settori più vulnerabili della popolazione: i rifugiati, i richiedenti asilo e i migranti irregolari – che arrivano principalmente dall’Africa sub-sahariana e dalla Siria – e gli sfollati interni, vittime delle continue violenze che affliggono il Paese. Negli anni, Cesvi ha consolidato il suo intervento in Libia fornendo loro sostegno economico, assistenza medica e supporto psicosociale.

Foto di Giovanni Diffidenti. Copertina: Interno di un barcone sotto sequestro al porto di Siracusa.