Libia nel caos: intervista al coordinatore Cesvi

 

Dal crollo del regime di Gheddafi, nel 2011, la Libia è afflitta da uno stato cronico di insicurezza.

Nonostante il clima di instabilità e di caos – esasperato dall’escalation della crisi politica dopo le elezioni del febbraio 2014 e dagli scontri tra milizie e gruppi armati – numerosi rifugiati e richiedenti asilo continuano ad affluire nel Paese. Tra questi, quelli provenienti dall’Africa sub-sahariana affrontano il rischio maggiore di arresto e detenzione.

“Questa non è la stagione migliore per affrontare il mare” – afferma Ahmed Kashbur, coordinatore locale del Cesvi in Libia, intervistato dalla trasmissione Voci del Mattino di Radio Rai Uno (dal min. 33:00) – “anche se lo stato di guerra in qualche modo favorisce le partenze, perché il numero dei disperati aumenta e il prezzo del viaggio si abbassa”.

Dalla Cirenaica i miliziani dello Stato islamico si sono spostati verso ovest, puntando sulla capitale Tripoli. I jihadisti sono poi entrati nelle scorse ore anche a Sirte, prendendo il controllo di una tv governativa e di due radio locali.

“In questo momento gli immigrati, che impiegano mesi per attraversare il deserto e raggiungere il nord della Libia con l’obiettivo di imbarcarsi, non riescono a raggiungere Tripoli. E da Bengasi è veramente rischioso partire in questa stagione, anche perché il viaggio è estrememamente lungo: occorre attendere almeno luglio o agosto”.

“Per questo motivo, in molti si fermano a Bengasi per lavorare, in attesa di condizioni migliori per mettersi in viaggio” – prosegue Ahmed – spesso sono sfruttati dai miliziani per svolgere lavori pesanti, come caricare e scaricare munizioni in zone di guerra”.

“A Bengasi c’è una normalità apparente, alcune banche e negozi sono aperti. Ma la benzina scarseggia e ci sono lunghe file ai distributori. La luce funziona solo per 12-14 ore al giorno, e anche le linee telefoniche sono instabili”, conclude il coordinatore locale di Cesvi.

ll progetto di Cesvi in Libia intende fornire protezione ai settori più vulnerabili della popolazione: i rifugiati, i richiedenti asilo, i migranti irregolari – che arrivano principalmente dalla Siria e dall’Africa sub-sahariana – e gli sfollati interni. Negli anni, Cesvi ha consolidato il suo intervento fornendo loro sostegno economico, assistenza medica (anche nei centri di detenzione per immigrati illegali e richiedenti asilo) e supporto psicosociale.

 

Nella foto di Giovanni Diffidenti: 2011, scuola distrutta a Sirte.