La storia di Martin, da profugo a operatore umanitario

Oyet Martin è un profugo sud sudanese in Uganda, che ora lavora come operatore per Cesvi nel campo di Palabek.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Aiuto Umanitario, che ricorre il 19 agosto, condividiamo la bella storia di Oyet Martin, profugo sud sudanese in Uganda e ora operatore Cesvi nel Paese.

Martin ha 30 anni, è sposato ed è padre di tre bambini. La sua storia inizia in Sud Sudan, il Paese più giovane al mondo: è la terra che, anche se con un altro nome, lo ha visto nascere, crescere e formarsi una famiglia. Una terra che, con il riesplodere della guerra civile nel 2016, è tornata a essere inospitale per lui e molti suoi connazionali.

Racconta che un giorno, di ritorno nel suo villaggio dopo un’assenza dovuta al lavoro nei campi, lo ha trovato quasi completamente deserto: raggiunti dalle violenze del conflitto, gli abitanti sono stati costretti a fuggire altrove. Viene scortato dai soldati a Ngomoromo, una località nel nord dell’Uganda, dove scopre che la moglie e i figli sono scappati alla volta del Kenya.

Nonostante il dolore per la separazione dalla famiglia, Martin non si perde d’animo e si informa sulle possibilità di lavorare nel campo profughi di Palabek, dove vive. Gli parlano di Cesvi, che opera nella struttura per rafforzare i mezzi di sussistenza degli abitanti e promuovere la coesistenza delle comunità rifugiata e ospitante. Dopo un colloquio, viene assunto con l’incarico di “mobilizzatore di comunità”.

Martin ha il compito di supportare il lavoro nella comunità, monitorandone i progressi e facilitando la partecipazione delle persone a incontri e percorsi di formazione. È lui stesso a incentivare gli abitanti a fare uso di buone pratiche per ridurre l’impatto ambientale del campo profughi: per loro è una vera e propria guida e un punto di riferimento. Per ricoprire questo ruolo, Martin ha partecipato a corsi di agronomia, sostenibilità ambientale e metodologie di risoluzione pacifica dei conflitti.

“In questo lavoro metto tutto il mio impegno e la mia passione: è bello per me vedere l’impatto che possiamo avere sulla vita delle persone, imparando allo stesso tempo ad adottare nuovi punti di vista.” – afferma soddisfatto – “Sono orgoglioso di far parte di Cesvi: quest’esperienza ha cambiato la mia vita. Spero con tutto il cuore di continuare a imparare e, una volta fatto ritorno in Sud Sudan, di mettere in pratica queste conoscenze per il bene del mio Paese”.