Il nostro impegno per l’acqua in Palestina

 

Massafer Bani Na’im è un villaggio rurale palestinese situato ad est di Hebron e sparpagliato tra l’Area B e l’Area C, la quale costituisce il 61 % della Cisgiordania.

Il villaggio conta 3.500 abitanti, la maggior parte dei quali sono pastori. In passato, il villaggio era più popolato e l’agricoltura rappresentava la principale attività economica. Tuttavia, quasi la metà della popolazione è fuggita poiché le restrizioni rispetto alla possibilità di costruire all’interno dell’Area C hanno impedito alla comunità di Massafer Bani Na’im di sviluppare la propria vita familiare.

Massafer Bani Na’im è solo un esempio delle numerose comunità del West Bank che stanno fronteggiando gravi difficoltà nell’accesso all’acqua necessaria per le attività domestiche e agricole. La comunità non è collegata a nessuna rete di distribuzione dell’acqua a causa del sistema di autorizzazioni di Israele nell’Area C, che rende la costruzione di questo genere di infrastrutture praticamente impossibile.

Abbandonata a se stessa, senza poter contare su queste infrastrutture, la comunità di Massafer Bani Na’im può fare affidamento solo sull’acqua piovana e sull’acqua trasportata, su richiesta, dai camion-cisterna di distributori privati che vengono da Hebron (a circa 17 chilometri di distanza) o dalla città palestinese di Bani Na’im (a circa 8 chilometri di distanza). Ma a causa del lungo tragitto da percorrere, il prezzo dell’acqua sale fino a 25 shekels (circa 5.3 euro) per metro cubo, il che rappresenta un ulteriore peso economico per la già vulnerabile comunità di Massafer Bani Na’im.

I tempi di attesa per avere un camion con il rifornimento a volte superano le 2-3 settimane a causa del difficile accesso al villaggio e dell’alta richiesta di acqua che le aziende private di Hebron e delle aree circostanti ricevono nei mesi estivi. Fino ad aprile di quest’anno gli abitanti di Massafer Bani Na’im non hanno avuto altra scelta che aspettare il proprio turno per riempire le taniche, rimaste a secco d’acqua per settimane.

Inoltre, la qualità dell’acqua non sempre era affidabile e la possibilità di contaminazione durante il processo di rifornimento molto alta. Gli abitanti hanno rilevato diversi casi di diarrea e nausea tra i bambini, comunemente associati con scarsa qualità dell’acqua e standard igienici inadeguati. “La qualità dell’acqua non era buona, avevamo timore di berla e i bambini si ammalavano, ma non avevamo altra scelta”, dice Audi Manasara, residente a Massafer Bani Na’im.

Ma da metà aprile, ci sono stati notevoli miglioramenti nell’accesso all’acqua pulita a Massafer Bani Na’im.

In partnership con ACF (Azione Contro la Fame) e in collaborazione con il Concilio del Villaggio recentemente istituito, Cesvi ha esteso di 3.2 km la rete idrica, raggiungendo il confine tra l’Area B e l’Area C e migliorando l’accesso all’acqua di quest’ultima. Un nuovo punto di distribuzione dell’acqua è stato costruito dove finisce l’estensione della conduttura e, da lì, un camion-cisterna messo a disposizione da Cesvi e azionato dal Concilio del Villaggio porta l’acqua anche alla popolazione più lontana di Massafer Bani Na’im.

L’estensione della conduttura ha ridotto la distanza del trasporto di acqua da parte dei camion e così il costo è sceso a 12 shekels (circa 2.50 euro) per metro cubo. Gli abitanti del villaggio hanno ora acqua più pulita e più economica. 

Audi Manasara è padre di 5 figli ma, considerando anche i suoi nipoti, accoglie attualmente in casa 17 persone. Nel corso di un mese, la sua “famiglia allargata” consuma circa 4 camion di acqua (ogni camion contiene 10 metri cubi) per le proprie necessità, incluso il consumo di un gregge di 70 pecore che rappresenta la prima fonte di sostentamento familiare. Il costo dell’acqua e la sua disponibilità immediata, quindi, sono cruciali per garantire la sussistenza di questa famiglia.

“La mia famiglia e le mie pecore non possono aspettare due settimane prima che il camion-cisterna arrivi da Hebron, non possiamo vivere senza sapere quando l’acqua sarà disponibile” – dice Audi – “Ora, da quando è stato aperto il punto di distribuzione, l’acqua è sempre disponibile. Possiamo chiamare l’autista in qualsiasi momento e lui ci raggiunge immediatamente con il rifornimento. Abbiamo fiducia in lui: viene dalla nostra comunità e non lucrerebbe mai sulla vendita, come invece avveniva prima con autisti di altre zone”.

L’autista del camion-cisterna che porta l’acqua dal punto di distribuzione alla comunità è pagato 20 shekels per ogni viaggio e, anche se questo lavoro non porta un grande guadagno a lui e alla sua famiglia, lo considera importante: “Trasporto l’acqua perché conosco l’area molto bene e la gente. Le famiglie sono sparse nel villaggio e i venditori di acqua provenienti da altre città spesso non sapevano come raggiungere le famiglie più bisognose di acqua. Sono felice di poter contribuire, con la mia conoscenza, alla buona riuscita di questo progetto, perché è un modo per far sopravvivere l’Area C. Talvolta la gente mi chiama presto il venerdì mattina, io riempio il camion e vado, anche se è vacanza. Penso sia importante guardare sempre avanti”.

Il nuovo Concilio del Villaggio è fortemente coinvolto nell’approvvigionamento dell’acqua attraverso la gestione del sistema di pagamento: paga lo stipendio all’autista e all’operatore del punto di distribuzione, ed è responsabile – su base regolare – della manutenzione del punto stesso. “Il coinvolgimento del Concilio” – sottolinea lo staff del Cesvi – “è un elemento fondamentale poiché la sua partecipazione assicura la protezione delle popolazioni vulnerabili e la sostenibilità del progetto”.

Anche se su piccola scala, questo intervento ha un forte impatto sulle comunità vulnerabili nell’Area C. Per la famiglia di Audi, tutto ciò significa avere una preoccupazione in meno e la possibilità di non lasciare Massafer Bani Na’im, come molti altri hanno invece dovuto fare per la mancanza di un accesso stabile alla fornitura di acqua.