Non dimentichiamo l’Afghanistan

 

Cesvi aderisce alla campagna internazionale “Do not forget Afghanistan” (Non dimentichiamo l’Afghanistan) per sottolineare quanto, dopo oltre tre decenni di violenti conflitti, il popolo afghano sia ancora in attesa di pace e stabilità.

La situazione attuale può essere descritta come un duraturo conflitto interno armato, derivante in parte dall’occupazione straniera, dalla presenza militare e dall’instabilità politica.

Il 2014 è un anno cruciale per l’Afghanistan perché il Paese sta attraversando una serie di transizioni, tra cui il ritiro dei contingenti militari internazionali e il cambiamento politico ed economico.

È importante, in questa fase, che la comunità internazionale mantenga il suo impegno di lungo periodo nei confronti dell’Afghanistan, così che i risultati raggiunti negli ultimi 13 anni non vadano persi.

Il governo afghano e la comunità internazionale sono chiamati a rispettare il loro obblighi nei confronti della popolazione afghana al fine di promuovere stabilità, sviluppo e assistenza umanitaria.

Per questo ACBAR, l’agenzia creata nel 1998 per coordinare le attività di assistenza e sviluppo in Afghanistan, insieme a numerose ONG come Cesvi, con questa campagna vuole ricordare i risultati perseguiti dalle organizzazioni umanitarie e della società civile a favore dei cittadini afghani, ma anche tutto ciò che rimane da fare nel Paese.

L’Afghanistan è ancora oggi, infatti, uno dei Paesi meno sviluppati al mondo, con un tasso di povertà che non è mai sceso dal 2007 al 2011.

I civili sono sempre più colpiti dal conflitto, e il numero di civili uccisi o feriti è cresciuto costantemente dal 2009 in poi.

9 milioni di afghani necessitano di assistenza umanitaria, 5 milioni di questi sono a rischio di vita. Investire in soluzioni di lungo termine, in grado di garantire la resilienza, può aiutare a porre fine al ciclo della povertà e a migliorare la capacità dell’Afghanistan di far fronte agli shock.

La violenza contro le donne continua ad essere un problema diffuso. La condizione di donne e bambini è molto vulnerabile e destinata a peggiorare con il deterioramento delle condizioni di sicurezza.

L’esposizione degli operatori umanitari alla violenza è crescente, con morti, feriti, rapimenti e limitazioni nei movimenti e nelle attività sul campo. Tutto ciò ha un impatto particolarmente grave e diretto sul settore sanitario.

La situazione sanitaria rimane molto fragile: 103 bambini, ogni 1.000 nati, muoiono prima di compiere i 5 anni d’età. Il livello di malnutrizione tra i bambini di 0-59 mesi è allarmante, tanto che i casi di non corretto sviluppo psicofisico toccano il 40.9% (i casi molto gravi sono il 20.9%).

Solo una donna afghana su 5, tra i 15 e i 24 anni, è in grado di leggere e scrivere, e questa percentuale è ancora peggiore nelle aree rurali. Il livello di accesso alla scuola secondaria è del 42.8% tra i maschi e del 21.1% tra le femmine.

Per tutte queste ragioni, e per molte altre ancora, Cesvi si unisce oggi all’appello di ACBAR affinché  l’Afghanistan sia riportato all’attenzione del grande pubblico internazionale e dei decisori politici, non per parlare – come spesso avviene – solo delle operazioni militari, ma anche e soprattutto per accendere i riflettori sulle condizioni di vita della gente.

Per maggiori informazioni

 

Scarica e diffondi i poster della campagna:

poster 1

poster 2