Al via il primo vertice umanitario mondiale

Si stima che oggi, nel mondo, più di 250 milioni di persone siano già vittime oppure siano a rischio di crisi umanitarie. I conflitti sociopolitici e i disastri naturali stanno generando il maggior numero di sfollati che si sia mai registrato dalla seconda guerra mondiale in poi.

Per affrontare questi temi e discutere il ruolo e le responsabilità della comunità internazionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha indetto il primo Vertice umanitario mondiale della storia, che si è tenuto ad Istanbul il 23 e 24 maggio 2016. Il Summit ha visto la partecipazione di 153 Paesi e il coinvolgimento di agenzie governative, donatori istituzionali, ONG e società civile.

Il 43% dei poveri* vive in situazioni di fragilità. Questo numero è destinato a crescere del 62% entro il 2030. Porre fine ai bisogni umanitari, quindi, è fondamentale per assicurare che le comunità e le società vivano la loro vita, stabilmente, in condizioni di sicurezza e dignità.

Riconoscendo l’importanza dell’Agenda per l’Umanità e l’esistenza di milioni di persone vulnerabili nel mondo, noi membri del network europeo Alliance2015 ammettiamo la nostra responsabilità collettiva e ci impegniamo sui seguenti fronti (il documento completo, in inglese, è disponibile qui):

1. Anticipare i rischi e intraprendere azioni preventive sviluppando nuove partnership e aumentando gli investimenti in misure di allerta rapida e prevenzione in situazioni ad alto rischio al fine di guidare il nostro lavoro operativo, incluso il lavoro con e attraverso partner nazionali.

2. Contribuire attivamente alla raccolta e all’analisi regolare e sinergica dei dati in riferimento a situazioni di rischio e vulnerabilità, che costituiranno la base e la guida per garantire una lettura condivisa di contesti, bisogni, capacità e risposte.

3. Rafforzare gli sforzi per la prevenzione e la risposta  umanitaria a livello locale, riconoscendo il ruolo degli attori e delle comunità locali come “soggetti primari di risposta”.

4. Aumentare il nostro investimento in azioni in grado di rafforzare le capacità delle ONG e delle organizzazioni della società civile così come degli attori statali per migliorare l’analisi dei rischi, l’allerta e la risposta rapida, la prevenzione e la preparazione al fine di mitigare l’impatto di disastri naturali e altre crisi.

5. Implementare un maggior numero di azioni per promuovere approcci locali che rafforzino l’autonoma capacità di resilienza, la partecipazione e risultati duraturi in contesti a rischio.

6. Realizzare azioni di advocacy per ottenere impegni finanziari su più anni e strumenti che possano spingere i programmi umanitari a guardare verso soluzioni di più lungo periodo orientate alla resilienza e a permettere la ripresa rapida.

7. Collaborare con iniziative guidate dai governi durante le fasi di risposta alle crisi nei limiti del rispetto dei principi umanitari all’interno di un dato contesto.

8. Supportare l’integrazione degli attori locali all’interno del sistema umanitario e la creazione di fonti collettive per un finanziamento più stabile alla risposta umanitaria sia a livello nazionale che internazionale.

*Persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.

 

©REUTERS/Erik De Castro, si ringrazia per la gentile concessione Trust.org. Tutti i diritti sono riservati.