Sisma in Emilia, un anno dopo: l’impegno del Cesvi

 

Martedì 29 maggio 2012, alle 9.01 del mattino, un violento sisma di magnitudo 5.8 sulla scala Richter colpiva l’Emilia con epicentro tra Camposanto, Medolla e Cavezzo.

20 le vittime, che andavano a sommarsi ai 7 morti del terremoto in Emilia del 20 maggio, demolendo le speranze di ripartire già messe in campo dagli emiliani all’indomani della prima tragica scossa.

8.000 il numero complessivo di sfollati, oltre 6 miliardi di euro i danni all’economia e inestimabili le perdite in termini di patrimonio storico con la distruzione di interi centri cittadini.

È passato un anno. In tutti questi mesi la comunità emiliana, silenziosamente, ha lottato giorno per giorno per ritrovare una normalità domestica e comunitaria e per far ripartire la vita produttiva.

Ne è dimostrazione la storia della cooperativa sociale “La mano sul berretto”, fortemente radicata nell’area nord della provincia di Mantova con 31 persone in servizio che si occupano di progetti a sostegno delle comunità di migranti e di tutela del verde pubblico, favorendo l’inserimento lavorativo delle categorie più svantaggiate.

La scossa del 29 maggio ha reso inagibile la sede della cooperativa, ma i dipendenti hanno deciso di non interrompere le attività e per un anno hanno lavorato all’interno di un minuscolo container portando avanti, tra l’altro, un fondamentale intervento di mediazione dei conflitti culturali tra persone italiane e straniere alloggiate nelle tendopoli.

Da poco “La mano sul berretto” ha trovato una nuova piccola sede in affitto. “Dal punto di vista della crescita interna” – spiega Alice Ferrarini, presidente della cooperativa – “il terremoto è stato un dramma ma anche una grande opportunità. Abbiamo scoperto una straordinaria coesione tra il nostro staff e abbiamo imparato a operare nell’emergenza”.

Grazie al sostegno del Gruppo Ermenegildo Zegna, Cesvi ha sostenuto “La mano sul berretto” nella realizzazione di corsi di italiano per stranieri.

Le comunità di migranti (marocchini, rumeni, ghanesi, senegalesi, pakistani, ucraini e moldavi), che risiedevano in gran parte nei centri storici, sono state gravemente danneggiate dal sisma a causa della perdita della casa. I corsi di italiano sono una preziosa opportunità per migliorare la loro situazione lavorativa e favorire l’integrazione.

Tanya, 46 anni, ucraina, vive in Italia da 15 anni. Parla molto bene la nostra lingua, ma è desiderosa di migliorare il suo italiano scritto per sostenere l’esame che le consentirà di ottenere un permesso di soggiorno di lunga durata. Per questo frequenta il corso di italiano a Finale Emilia. Lavora come badante di una donna di 83 anni affetta da Alzheimer. “Dopo il terremoto che ha colpito l’Emilia” – racconta – “il mio lavoro è diventato molto più pesante. Con il sisma la condizione degli anziani è gravemente peggiorata, tanto che il disagio si manifesta anche con incubi e deliri notturni”.

Il trauma post-terremoto riguarda anche i bambini, che hanno manifestato comportamenti disagiati e forti paure (vedere la casa che crolla, essere abbandonati al buio, essere aggrediti da mostri o animali feroci), oltre a problemi di attenzione e concentrazione. La cooperativa Gulliver, che consta di 1.600 operatori tra cui 120 educatori specializzati, ha organizzato campi estivi all’interno delle tendopoli e attività per la “riappropriazione” del territorio da parte dei bambini, come “il parco che vorrei” o la “città che vorrei”.

Il sostegno del Gruppo Ermenegildo Zegna ha permesso a Cesvi di potenziare i laboratori bambini-genitori organizzati da questa cooperativa. “I laboratori sono personalizzati sulla base delle esigenze specifiche di diverse fasce d’età” – spiega Alessandra Montorsi di Gulliver – Le attività artistiche come il disegno, la lavorazione della creta, del legno e di materiali di riciclo, insieme all’interpretazione di storie simboliche, aiutano i bambini ad avviare un processo di rielaborazione del trauma. Facciamo leva sulle paure e sulle emozioni, stimolando la ricerca di soluzioni a misura di bambino”.

Proprio come ha saputo fare Pakyza, 12 anni, arrivata in Italia dal Pakistan sei anni fa. Dopo il terremoto ha avuto paura di perdere la sua famiglia e i suoi amici, terrorizzata da quelle scosse che -dice – “Sembravano tenebre che urlavano sotto la terra”. Ha vissuto per tre mesi nella palestra del campo sportivo e per altri tre mesi in un hotel a Palagano, un piccolo paesino in montagna. Oggi si sente felice e orgogliosa della sua nuova scuola, che è in una struttura prefabbricata ma le ha permesso di non perdere nemmeno un giorno di studio.

Per lei e per tutti i bambini e le famiglie colpite dal terremoto in Emilia, l’impegno del Cesvi continua. Il prossimo obiettivo, insieme alla cooperativa Aliante, è la riabilitazione di una struttura di accoglienza semi-residenziale per minori in difficoltà, che comprenderà anche un centro di aggregazione giovanile e una scuola di musica.

Foto di Giovanni Diffidenti

In copertina: San Biagio (Modena). La signora Giovanna davanti al magazzino degli attrezzi agricoli distrutto dalla scossa del 29 maggio 2012.