Aziz: la speranza di una nuova vita

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foto di Emanuela Colombo

Da anni la Sicilia rappresenta un crocevia per i flussi migratori attraverso il Mediterraneo centrale. Particolarmente interessata è la Sicilia orientale, dove è avvenuto il 60% (41.375) degli sbarchi di migranti. La Sicilia è anche la regione che ospita il maggior numero di Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA). Il 60% dei 18.303 MSNA censiti in Italia dal Ministero del Lavoro al 31/12/2017 è composto da giovani in transizione verso l’età adulta con urgenza di definire un proprio progetto di vita in vista dell’uscita dalle comunità di accoglienza. Favorire l’acquisizione di competenze nel settore agricolo e quindi l’inclusione sociale e l’occupazione per i Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) e neomaggiorenni in Sicilia orientale è l’obiettivo del progetto “Integrazione è Futuro”, promosso da Cesvi e finanziato da Fondazione Prosolidar.

di Nicoletta Ianniello

Siamo a Lentini, nella Piana di Catania, ospiti di Vincenzo Vacante, titolare di un’azienda familiare che produce agrumi e presidente del consorzio Le Galline Felici, nato nel 2007 per favorire la commercializzazione dei prodotti dei soci in Italia e all’estero.

“Il Consorzio, che riunisce 36 aziende del territorio impegnate nel settore agricolo, sta garantendo risultati importanti nella vendita dei prodotti ai gruppi di acquisto nel centro e nord Italia e soprattutto ai mercati stranieri, in particolare Francia, Belgio, Austria, Svizzera e Germania”, ci spiega Vincenzo.

Qui è impiegato Aziz, 21 anni, arrivato dal Burkina Faso nel dicembre 2015, che sta svolgendo un tirocinio formativo nell’ambito del progetto “Integrazione è futuro” di Cesvi sostenuto da Fondazione Prosolidar.

“Ho scelto di offrire questa opportunità ad Aziz perché credo nel valore della formazione” – ci dice Vincenzo – “il tirocinio non deve essere visto come un’attività fine a se stessa, ma come un’occasione di apprendimento preziosa per l’inserimento nel mondo del lavoro”.

L’azienda di Vincenzo, purtroppo, sta vivendo qualche difficoltà da due anni a questa parte a causa di una malattia dal nome evocativo, tristezza: un virus che colpisce le piante e ne provoca la morte nel giro di 20-30 giorni. Quando vengono irrigate, anziché crescere rigogliose, le piante si ripiegano su se stesse e inaridiscono.

Nonostante questi problemi, Vincenzo non si è tirato indietro e ha deciso di accogliere Aziz. “Sto imparando tante cose” – racconta il ragazzo con un sorriso timido – “in Africa non avevo mai fatto nulla del genere ma mi sono appassionato velocemente. Da noi il lavoro nei campi è davvero molto duro, mentre qui la possibilità di utilizzare attrezzature e tecnologie consente di alleviare la fatica fisica”.

Aveva 18 anni Aziz quando ha deciso di lasciare il Burkina Faso. “La mia famiglia gestiva un negozio che vendeva di tutto, anche generi alimentari. Eravamo benestanti, eravamo felici”, ricorda.

“Vivevo con mio padre, mia madre, e un fratello e una sorella più grandi che oggi hanno 35 e 25 anni. Non ci mancava niente. Durante la settimana, dopo la scuola, aiutavo i miei al negozio e poi nel weekend andavo in giro con gli amici. Nel mio villaggio non c’è il mare, ma ci sono tre fiumi in cui è possibile fare il bagno”.

Poi un giorno accade qualcosa che cambia per sempre la vita di Aziz: il padre viene ucciso per strada senza un apparente motivo, forse per le invidie legate alla sua situazione economica. Ancora oggi non si sa chi siano i responsabili dell’omicidio.

Per la famiglia è l’inizio di un incubo: Aziz e la madre sono vittime di ripetute minacce a mano armata. “Mi sentivo costantemente in pericolo, per me non era più possibile restare” – racconta il ragazzo in un buon italiano – “Sono scappato senza dire niente a mia mamma e a mia sorella perché sapevo che non sarebbero state d’accordo. Ho attraversato il deserto e in una settimana sono arrivato insieme a un mio amico in Libia, dove sono rimasto per due mesi. La situazione era troppo violenta, e così mi sono imbarcato per l’Italia. Il mio amico ora vive in Germania, mentre io sono rimasto qui”.

Il suo sguardo si riempie di malinconia mentre ricorda il fratello che oggi lavora come militare negli Stati Uniti, e la sorella che invece frequenta l’università in Burkina Faso. Ci mostra orgoglioso la sua foto, bellissima in un abito bianco tradizionale davanti a un computer. Poi si scusa dicendo che non riesce a farci vedere le immagini del padre perché lo rendono troppo triste.

Gli chiediamo allora del futuro. “Sto seguendo un corso di alfabetizzazione per adulti e spero di prendere presto la licenza media. Un altro traguardo sarà la patente, mi piacerebbe essere autonomo negli spostamenti: sono stato bocciato la prima volta, la teoria è difficile, ma ora mi sto preparando meglio perché non posso fallire ancora”.

Aziz non abbandona nemmeno la passione per il calcio, che pratica con i compagni del centro di accoglienza di Francofonte, dove è ospite insieme ad altri 30 ragazzi di diversi Paesi tra cui Gambia, Senegal, Mali e Bangladesh. “Sognavo di fare il calciatore, ora sogno di diventare un buon agricoltore grazie all’opportunità che questo tirocinio mi sta offrendo”.

“La parola più bella che ho imparato negli ultimi mesi? Sicuramente innesto, perché contiene la speranza di una nuova vita”.

 

Foto di Emanuela Colombo