Il sorriso grande di Boubacar

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foto di Emanuela Colombo

I Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) presenti oggi in Italia sono 18.491. Con il 43,1% delle presenze sul territorio, la Sicilia risulta essere la prima regione di accoglienza. A causa della loro condizione di solitudine e abbandono, i MSNA rappresentano uno dei gruppi più vulnerabili interessati dal fenomeno migratorio. L’impegno di Cesvi nei confronti del supporto all’autonomia socio-economica di MSNA si è consolidato nel 2017 con il progetto nazionale Strada Facendo (2017-2020). Strada Facendo è finanziato da 9 Fondazioni Italiane nell’ambito del programma europeo “Never Alone. Per un domani possibile”: Fondazione Cariplo, Compagnia di San Paolo, Fondazione CON IL SUD, Enel Cuore, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Fondazione Peppino Vismara.

di Nicoletta Ianniello

All’Hotel Borgo Pantano, un meraviglioso resort a 4 stelle immerso nella campagna di Canicattini Bagni, a due passi dal mare, curiosamente tutti lo chiamano per cognome: Djallo.

Il suo nome è Boubacar, 18 anni compiuti il 15 agosto, e viene dalla Guinea Conakry. Si presenta con una vistosa collana in legno a forma di Africa e un viso così allegro da suscitare subito simpatia.

È in Italia da quasi tre anni e questa è la seconda stagione che lo vede impegnato come receptionist e factotum presso il resort siciliano. Dopo il tirocinio svolto nell’ambito del progetto “Strada Facendo” di Cesvi, infatti, è stato richiamato anche per l’estate 2018. Boubacar accoglie i turisti, porta le valigie, aiuta con le traduzioni e svolge vari lavoretti.

“D’inverno frequento il liceo linguistico e sono stato promosso. Sono bravo in tutte le materie ma in francese ho addirittura 9” – mi dice ridacchiando e alludendo al fatto che il francese è la sua lingua madre. “Pensa che in Africa non ho mai potuto frequentare la scuola con regolarità. La mia famiglia era povera e non si curava della mia educazione. La scuola era davvero lontana e per raggiungerla dovevo camminare chilometri e chilometri”.

“In questo hotel mi trovo benissimo, mi trattano come un figlio. La figlia del titolare è come una sorella maggiore, è sempre con me e dice che adora vedermi ridere” – continua. Il proprietario del resort lo ama al punto che sta pensando di aprirgli le porte di casa se dovesse incontrare problemi con l’alloggio dopo l’uscita dal centro di accoglienza per minori che a breve, al compimento della maggiore età, dovrà lasciare.

Boubacar non perde il sorriso nemmeno quando racconta la sua tragica storia: “Mio padre è morto quando ero piccolo e mia madre si è risposata trasferendosi in un altro villaggio e abbandonandomi al mio destino. Avevo 8 anni e da quel giorno non l’ho mai più vista”. “Per un po’ sono rimasto al villaggio. Poi ho pensato di spostarmi in Mali da un parente che però, quando sono arrivato lì, ha smesso di rispondermi al telefono. Non sono riuscito a rintracciarlo. Ho vagato per quattro giorni alla stazione finché ho incontrato un ragazzo che mi ha proposto di seguirlo in Libia dove conosceva alcuni amici che lavoravano come muratori”.

“In Libia questi amici sono stati aggrediti e sbattuti in prigione. Non li ho più visti, credo che li abbiano venduti. Sono rimasto con un altro minorenne che piangeva continuamente. Anche io avevo molta paura. Una notte sono arrivate alcune persone che ci hanno svegliato di soprassalto dicendo di avere un piano per noi. Sono stato trascinato di forza al porto, non volevo partire, ma un militare mi ha dato un colpo di fucile nelle costole e mi ha scaraventato nel barcone. Non sapevo dove fossimo diretti, l’ho scoperto solo all’arrivo quando ho sentito dire: siamo in Italia”.

“Ogni tanto riesco a sentire mia madre e ho saputo che ha avuto altri figli dal secondo matrimonio. Sono entrato in contatto con loro e ci siamo scambiati le foto, è stato emozionante. Anche se non li ho mai incontrati, sono felice di avere dei fratelli”, conclude.

Nonostante un passato così difficile, Boubacar è pieno di gioia di vivere. Ce lo conferma un educatore del centro di accoglienza in cui è ospitato: “È un ragazzo meraviglioso, solare, ordinato, educatissimo: un vero esempio anche per i suoi coetanei italiani”.

 

Foto di Emanuela Colombo