Mozambico: partono gli aiuti di Cesvi per le vittime del ciclone Idai

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Mentre il bilancio dei morti continua ad alzarsi, Cesvi ha attivato gli aiuti che allevieranno la sofferenza delle persone cui il ciclone ha portato via tutto: case, affetti e mezzi di sopravvivenza.

Oltre un milione e mezzo di sfollati, 493 morti, 33.600 case spazzate via500.000 ettari di terreno agricolo completamente distrutti: sono questi i tragici numeri del passaggio del ciclone Idai in Mozambico, che secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite potrebbe rappresentare uno dei peggiori disastri che abbia mai colpito l’emisfero meridionale.

Un bilancio destinato ad aggravarsi a mano a mano che si aprono le strade verso zone oggi ancora irraggiungibili e che avrà pesanti ripercussioni sul futuro del Paese. Il terreno agricolo distrutto, infatti, avrebbe dovuto garantire il raccolto necessario a sfamare la popolazione nei mesi a venire. In assenza di questo raccolto, la gente è destinata a trovarsi in una condizione di fame e insicurezza alimentare.

“Il nostro staff sul campo ci comunica una situazione gravissima. Nella città di Beira i prezzi alimentari sono saliti del 300%, l’acqua potabile scarseggia e le cattive condizioni igieniche fanno temere possibili epidemie di colera” – riferisce Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi. “L’unico spiraglio di speranza è rappresentato dal graduale ritiro delle acque che ci permetterà di portare aiuto alla popolazione isolata da giorni a causa dello straripamento dei fiumi e dalla distruzione della diga presente nel distretto di Nathamanda, dove si svolgevano i nostri progetti agricoli, ora spazzati via dal ciclone. Rinnoviamo il nostro appello a tutti coloro che vorranno aiutarci con una donazione online o una chiamata al numero verde 800.036.036”.

65.000 persone hanno trovato temporaneo riparo in chiese e scuole, dove però vivono in una situazione di sovraffollamento e promiscuità. “Siamo pronti a distribuire generi di prima necessità appena le condizioni lo permetteranno: cibo, sistemi per la depurazione dell’acqua, kit igienici e materiali per la costruzione di ripari provvisori per le famiglie sfollate. Prioritarie sono le distribuzioni alimentari e l’approvvigionamento idrico per la popolazione di Beira, per poi allargare l’intervento alle altre zone della provincia di Sofala” – spiega Lorena d’Ayala Valva, coordinatrice della risposta alle emergenze di Cesvi.

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Foto di Josh Estey/CARE. Insieme ad altre donne, Diolinda Fabião, 14 anni, raccoglie acqua da un pozzo aperto. L’acqua non è potabile, ma è l’unica fonte idrica a disposizione del villaggio di Praia Nova, nel distretto di Beira.