Fiducia e consenso: la trasparenza non è un optional

di Gloria Zavatta, tratto da Corriere Buone Notizie

“Se occorre iniziare a tirare un bilancio del 2020 sicuramente c’è che ha portato a galla alcuni principi che non possono mancare nell’operato del settore non profit, soprattutto nella gestione delle emergenze. Tra questi, i più importanti: quelli della trasparenza e dell’accountability. Mai come in questo momento è risultato evidente come molti dei problemi sociali possano trovare soluzione grazie all’impegno e al ruolo decisivo delle organizzazioni non profit, che sono veri motori di cambiamento, capaci di guardare al futuro e che rappresentano inoltre una parte rilevante dell’economia italiana, in grado di produrre servizi e occupazione. Risulta dunque sempre più importante poter garantire trasparenza nel proprio agire, per poter rispondere in maniera tempestiva e concreta alle nuove sfide che nascono. Il professor Marco Grumo proprio su Buone Notizie del 24 novembre scorso ha affrontato il tema dell’investire sui giovani, della valorizzazione delle competenze per far crescere, in maniera professionale, le realtà non profit. Parallelamente a questo, aggiungo, le realtà non profit devono iniziare a investire sempre più tempo e attenzione in rendicontazioni chiare ed esaustive. Valutare l’impatto concreto del denaro significa poter disporre di strumenti per spenderlo sempre meglio: essendo le risorse limitate, se vengono spese in maniera scorretta si toglie la possibilità ad altre attività di beneficiarne. Con minor profitto per la comunità. L’emergenza Covid ha fatto emergere fortemente questa necessità, ma la questione della trasparenza e dell’accountability per dimostrare la responsabilità, la legittimità, ,l’affidabilità e l’efficacia specialmente nei confronti di donatori (privati e istituzionali), partner e ambasciatori è un argomento di dibattito e di discussione, anche a livello internazionale, da molto tempo. Fondazione Cesvi è una di quelle realtà che ha compreso molto presto l’importanza della trasparenza come cartina di tornasole della propria credibilità e reputazione, per rispondere responsabilmente ai donatori che nella stessa Fondazione ripongono fiducia, nonché ai partner, ai numerosi ambasciatori, alle amministrazioni pubbliche e imprese, con i quali si costruiscono le progettualità (questo ha portato la Fondazione a pubblicare il primo Bilancio di Missione nel 1996, a vincere il primo Oscar di Bilancio nel 2000, poi nel 2011 e nel 2017). In una situazione tanto particolare come quella degli ultimi mesi, che ha visto numerosi finanziamenti raccolti e tante iniziative realizzate è quindi più che mai necessario rendicontare, in maniera ancora più veloce, quanto e come sono state impegnate le risorse. Il tema ci sta molto a cuore: grazie proprio a questa attitudine entrata ormai nel proprio dna, la Fondazione è riuscita velocemente con oltre 5 milioni raccolti – da inizio marzo 2020 – a supportare ospedali, ats, case di riposo con presidi medico sanitari e macchinari urgenti; contestualmente con istituzioni locali e realtà associative del territorio a Bergamo e Milano, ha attivato interventi di sostegno per gli over 65 e, per favorire la ripartenza delle attività in difficoltà, ha istituito «Rinascimento Bergamo» (insieme con il Comune di Bergamo e Intesa Sanpaolo), progetto che ha sostenuto oltre 300 microimprese con contributi a fondo perduto e prestiti d’impatto per coprire le spese che le piccole imprese hanno dovuto sostenere durante il lockdown. Tutti questi risultati non sarebbero stati certamente raggiunti, in maniera così veloce e importante, senza quella propensione alla trasparenza che da anni contraddistingue l’operato di Cesvi. Accanto a una rendicontazione chiara ed esaustiva degli elementi significativi (il concetto di materialità introdotto nel tempo anche da standard internazionali per le imprese come il Global Reporting Iniziative) per mantenere saldo il rapporto di rispetto e fiducia con i propri donatori, beneficiari, partner e ambasciatori, le realtà non profit, devono anche dimostrare di curare la crescita e l’esposizione delle proprie modalità di governance, come la struttura dell’organizzazione, il rispetto dei codici di comportamento e le procedure interne: solo così saranno in grado, nella pratica ordinaria del day by day e ancora di più nella gestione delle emergenze, di monitorare scrupolosamente ogni servizio erogato. Molte realtà non profit vedono probabilmente questi obblighi come uno spreco di tempo ed energie, che potrebbero essere utilizzati per le attività sociali. In realtà le regole sulla trasparenza servono proprio ad avere maggiore contezza delle azioni svolte all’interno degli enti e dei fondi che vengono utilizzati. Questo modo di operare richiede sicuramente un investimento di tempo e di attenzione sempre più importante da parte del board decisionale, nonché di risorse specialistiche, ma rappresenta l’unica strada da percorrere per l’intero Terzo settore.”

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