La foto di Aylan: non chiudiamo gli occhi

“La foto di Aylan, il bimbo siriano di tre anni annegato mentre cercava di raggiungere Bodrum, esprime una gravissima ed inaccettabile violazione del diritto alla vita. Riflette il fallimento degli interventi europei e pone un imperativo: intervenire in maniera coordinata a livello europeo, ponendo il principio umanitario al centro del dibattito e garantendo i diritti umani a livello globale.

Quella di questo bimbo siriano è la storia di un popolo in fuga. Perché Aylan era in fuga da Kobane, verso il confine turco, come migliaia di persone che ogni giorno, negli ultimi tempi, cercano di raggiungere l’Europa dalla Siria, attraverso la Turchia. 

Da 30 anni Cesvi sceglie di essere al fianco dei rifugiati, dei richiedenti asilo e delle popolazioni in movimento, vittime di guerre e di violenza.

Tra queste sfide, quella che si sta consumando nel Mediterraneo vede il Cesvi in prima linea in Libia, dove è l’unica Ong italiana presente al momento e in Libano per accogliere i profughi siriani: qui l’organizzazione sta consolidando il suo intervento fornendo ai settori più vulnerabili della popolazione sostegno economico, assistenza medica e supporto psicosociale.

Dal 2014 Cesvi è anche in Italia a sostegno dell’infanzia in fuga dalla guerra, dove interviene per garantire assistenza e accoglienza ai minori stranieri non accompagnati che arrivano sulle coste della Sicilia, per proteggerli e per avviare insieme un percorso di integrazione. Sono tanti, come Aylan, in fuga da un incubo e in cerca di una speranza”.

Daniela Bernacchi, Direttore Generale Cesvi

 

Nella foto di Giovanni Diffidenti: Bambini siriani sfollati nel campo di Bab Al Salam.