Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS

Un medico effettua analisi di laboratorio all'Ospedale St. Albert, Zimbabwe. Foto di Roger Lo Guarro

Il 1° dicembre è la Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS, una ricorrenza istituita dall’Onu nel 1988 per sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più letali pandemie che abbia mai colpito il genere umano.

Negli ultimi anni sono stati messi a punto significativi progressi nella lotta al virus: tra il 2000 e il 2016 le nuove infezioni sono diminuite del 39%, e oltre 13 milioni di vite sono state salvate grazie alle terapie antiretrovirali (Dati OMS).

Nonostante gli enormi passi avanti compiuti, l’AIDS rimane una questione di salute pubblica globale di particolare rilevanza. Alla fine del 2016 il virus HIV era una realtà con cui convivere quotidianamente per 36,7 milioni di persone nel mondo. Sempre nello stesso anno, circa un milione di persone hanno perso la vita per cause a esso legate.

Quasi due terzi delle infezioni globali si registrano in Africa, il continente più colpito: qui i portatori di HIV sono infatti 25,6 milioni.

La campagna “Fermiamo l’AIDS sul nascere”

Per combattere il virus dove è più diffuso, nel 2001 Cesvi ha lanciato in Zimbabwe la campagna “Fermiamo l’AIDS sul nascere”. Il progetto ha introdotto nell’Ospedale St. Albert la somministrazione del protocollo PMTCT (Prevention of Mother-To-Child Transmission) a favore delle donne incinte sieropositive, un trattamento che riduce sensibilmente il rischio di contagio tra madre e figlio durante la gravidanza e l’allattamento.

Negli ultimi anni i fondi raccolti da “Fermiamo l’AIDS sul nascere” sono stati investiti nell’installazione di un sistema di pannelli solari che fornisce energia alternativa ai reparti prioritari dell’Ospedale St. Albert, tra cui quelli di maternità e neonatologia. L’inefficienza del sistema di fornitura elettrica comportava infatti frequenti tagli di corrente, che a volte lasciavano l’Ospedale senza alimentazione energetica anche per giorni interi.

Grazie ai pannelli solari, gli interventi medici vengono realizzati in condizioni nettamente più sicure. Il risparmio dato dalla riduzione dell’uso di energia di rete si traduce inoltre in un risparmio di fondi da poter reinvestire nelle cure dei pazienti.

2017: sempre a fianco dell’Ospedale St. Albert

Nel corso dell’ultimo anno il sistema di alimentazione a energia solare è stata esteso anche alla sala operatoria, garantendo il funzionamento di:

  • autoclave, una macchina a pressione e temperature elevate che sterilizza i ferri chirurgici;
  • macchina aspiratrice, indispensabile negli interventi chirurgici di ogni entità;
  • respiratore artificiale per mantenere la ventilazione durante le anestesie;
  • frigorifero del dipartimento, che garantisce la catena del freddo per farmaci, vaccini e sangue per le trasfusioni.

Tapera Saizi, dell’amministrazione del St. Albert, si è detto molto contento: «Sognavamo da tempo di avere il sistema a energia solare anche nella sala operatoria; la sala infatti è molto utilizzata e quando l’energia saltava – cosa che accade di frequente –, dovevamo affidarci a un generatore che consuma molta benzina per funzionare».

Oltre a questo intervento, il sostegno di Cesvi ha permesso l’acquisto di forniture di medicinali. Prosegue inoltre l’impegno sul fronte della prevenzione attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione rivolte alle comunità che risiedono nelle aree rurali più povere e ai ragazzi ospiti della Casa del Sorriso di Harare.

Foto di copertina: un medico effettua analisi di laboratorio all’Ospedale St. Albert. Ph. Roger Lo Guarro.