Il Covid-19 in Brasile: interventi di Cesvi per le famiglie della favela di Manguinhos

Testo di Matteo Manara

Oggi il Brasile è uno dei Paesi del mondo con il maggior numero di casi di Covid- 19. Nella capitale Rio de Janeiro, nel momento in cui scriviamo, si registrano circa il 10% dei contagi avvenuti nel Paese e quasi il 20% dei decessi. Qui, anche la comunità di Manguinhos, che da 21 anni ospita la Casa del Sorriso di Cesvi, è stata duramente colpita. Manguinhos non è un luogo come gli altri. “Manguinhos” è il nome di un gruppo di favelas, aree periferiche in cui le famiglie lottano ogni giorno per sopravvivere, che sia alla povertà o alla violenza delle bande armate che controllano la vita delle persone all’interno di questi territori. I residenti vivono quasi ammassati gli uni sugli altri e portano avanti, nella normalità, piccoli commerci informali per garantirsi un reddito minimo.

Nell’emergenza sono pochi coloro che sono stati in grado di organizzarsi per rispettare la necessità dell’isolamento: molti di più devono convivere con la fame, la paura, la promiscuità, la violenza domestica e una disperazione veramente nuova per una comunità abituata a guardare con speranza al domani, al di là di ogni possibile apparenza. Beth Campos, responsabile della Casa del Sorriso Cesvi, sintetizza così la situazione: “L’impatto di questa pandemia sulle fasce più deboli della popolazione brasiliana costituisce un disastro sanitario, sociale, economico e umanitario. L’impoverimento della popolazione è evidente. I residenti della favela sono lavoratori informali e nella situazione attuale non sono più in grado di lavorare. Senza entrate, non possono nemmeno fare la spesa e procurare cibo alle loro famiglie.” Lo staff della Casa del Sorriso di Cesvi in Brasile in una foto scattata durante l’emergenza Covid-19. I corsi di musica, arte e pittura e lo spazio di lettura per i bambini della favela naturalmente hanno dovuto essere sospesi.

Ma Beth e Cesvi non sono di quelli capaci di stare con le mani in mano, soprattutto quando da chi è più debole sale un grido d’aiuto. Proprio per andare incontro alle necessità di 191 famiglie della favela che si trovavano in difficoltà hanno quindi organizzato una distribuzione di generi alimentari e di prima necessità, oltre che con il supporto dello staff della Casa del Sorriso, anche con quello di gruppi e movimenti sociali che hanno garantito la capillarità dell’iniziativa. Segno di una comunità sofferente, ma più viva che mai.

Suellen è una delle mamme di Manguinhos che hanno potuto accedere ai beni alimentari distribuiti. L’aiuto di Cesvi per lei e la sua famiglia ha rappresentato moltissimo: “Ho 5 figli e non posso sempre contare sui miei parenti. Fino a che è stata in vita, mia madre mi ha aiutato molto, a lei non dovevo chiedere nulla perché bastava che mi guardasse per capire che avevo bisogno di qualcosa; senza badare alla sua situazione trovava sempre un modo per aiutarmi. Lei era il mio rifugio sicuro, ma è morta con il sospetto di contagio da Covid-19… Sai quando ti colpisce la disperazione? Quando non hai più nessuno a cui rivolgerti? È così che mi sentivo finché non ho visto l’annuncio di Casa Viva (così viene chiamata la Casa del Sorriso di Cesvi a Rio de Janeiro, ndr) che invitava a chiamare per ricevere un aiuto concreto. Non c’è niente di peggio che vedere le tue cose finire e non avere nessun posto dove andare. Mi sono messa in contatto e Casa Viva è stata meravigliosa con me e con i miei figli. Ora sono fiduciosa che i giorni a venire saranno migliori!”

Beth e lo staff della Casa del Sorriso sono impegnati anche nella sensibilizzazione rispetto alla prevenzione del contagio, ma la situazione non è affatto semplice: “Un problema che aggrava la situazione dei residenti della favela è che è impossibile rispettare l’isolamento domestico (nel caso di pazienti con Covid 19 e / o sospettati della malattia) perché le case sono vicine l’una all’altra; inoltre sono molto piccole e all’interno, nello stesso piccolo ambiente, vivono famiglie numerose. Così la malattia si diffonde…” Sembra la storia di ogni emergenza. A soffrire e rischiare di più è sempre chi è già povero e indifeso.

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