L’inferno di Gaza: la chiusura dei valichi impedisce l’accesso dei nostri aiuti

Il 15 di maggio i Palestinesi ricordano la “Nakba”, “catastrofe” in arabo, uno degli eventi più drammatici della storia di questo popolo, quando, nel corso del conflitto arabo-israeliano del 1948, 700.000 palestinesi furono costretti ad abbandonare le proprie case.

L’esodo di migliaia di palestinesi all’interno della Striscia di Gaza, a partire dallo scoppio dell’ultima fase del conflitto tra Hamas e Israele il 7 ottobre, riporta alla memoria questo traumatico momento storico.

La situazione a Gaza non fa che peggiorare, circa il 20% della popolazione è stata nuovamente sfollata nell’ultima settimana, anche da Rafah, nel sud e nel nord di Gaza. I bombardamenti israeliani continuano a essere segnalati in gran parte della Striscia, causando vittime civili, sfollamenti e distruzione. Dal 13 maggio, il valico di Rafah è chiuso e continua a mancare un accesso sicuro e logisticamente praticabile al valico di Kerem Shalom. Le gravi restrizioni di accesso, unite alle incessanti ostilità continuano ad ostacolare l’assistenza umanitaria a Gaza, impedendo l’accesso di cibo salvavita, assistenza sanitaria, acqua e servizi igienici.

Gaza è oggi un “paesaggio infernale per milioni di persone intrappolate sotto un bombardamento incessante” ha dichiarato l’assistente del Segretario generale per gli Affari umanitari e vice coordinatore degli aiuti di emergenza Joyce Msuya, e coloro che sono scampati alla morte “ora rischiano di perdere la vita a causa della mancanza di cibo, acqua sicura, medicine e assistenza sanitaria”.

Tra il 7 ottobre 2023 e il 12 maggio 2024, almeno 35.091 palestinesi sono stati uccisi e 78.827 sono stati feriti a Gaza, secondo il MoH di Gaza. A pagare il prezzo peggiore, come nelle più gravi emergenze umanitarie sono donne e bambini che costituiscono almeno il 56% delle persone uccise, secondo l’ONU.

Noi di CESVI, nonostante le difficoltà di accesso per gli aiuti umanitari, abbiamo consegnato il nostro carico di alimenti terapeutici salvavita per l’infanzia distribuendo 180.000 bustine di Plumpy’Nut a 7 cliniche o ospedali nel sud della Striscia. Con questi aiuti abbiamo sostenuto migliaia di bambini fra i 6 mesi e i 5 anni di età (da un minimo di 2.142 bambini affetti da malnutrizione acuta grave (SAM) ad un massimo di 4.285 bambini affetti da malnutrizione acuta moderata (MAM).

Il nostro team emergenza si trova al Cairo con l’intento di entrare ancora a Gaza tramite Rafah, ma purtroppo non è potuto accedere nella Striscia a causa della chiusura del valico e dell’aggravamento del conflitto negli ultimi giorni.

Un nuovo carico di aiuti alimentari è infatti pronto, grazie alla collaborazione tra CESVI e WeltHungerHilfe, nostro partner di Alliance 2015, per raggiungere 2.200 famiglie. Si tratta di pacchi alimentari contenenti beni di prima necessità in grado di sfamare una famiglia (di 6 persone) per una intera settimana e garantire nutrizione completa e adeguata: l’obiettivo è quello di garantire a ciascun individuo un minimo di 2.100 kcal al giorno per combattere il rischio di malnutrizione. Speriamo di riuscire presto ad accedere a Gaza per poter portare questo carico di aiuti e salvare oltre 12.500 persone.

La situazione all’interno di Gaza è drammatica, come ci riferiscono i nostri colleghi che si trovano sul territorio colpito. I casi di malnutrizione acuta tra i bambini continuano ad aumentare a causa di una crisi alimentare senza precedenti, del deterioramento dei servizi sanitari, idrici e igienici e della paura e dello stress diffusi che minano la capacità delle madri di allattare i propri figli. La ricerca dell’acqua è diventata il fulcro degli spostamenti delle famiglie che fuggono dai bombardamenti e si spostano alla disperata ricerca di luoghi più sicuri e vicino a fonti di acqua. “Vedo intere famiglie costrette a dormire in strada. Nei campi profughi manca ogni cosa, specialmente l’acqua, ce n’è disperato bisogno” racconta Ehab del team CESVI a Gaza “Intorno a noi dallo scorso 7 ottobre vediamo solo distruzione e sofferenza” conclude Ehab.

La chiusura dei valichi, ovvero delle ancore di salvezza per gli aiuti umanitari, è drammatica. Ancora una volta ci uniamo all’appello delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco immediato per garantire la salvezza di migliaia di civili innocenti.

Aiutaci a continuare i nostri interventi per salvare la popolazione di Gaza dalla fame e dalla disperazione. Sostieni il nostro fondo emergenze e ci aiuterai a dare una speranza.