Tsunami, dieci anni dopo: cosa abbiamo fatto

Donna con bambino su una spiaggia del Tamil Nadu devastata dallo tsunami. Ph Monika Bulaj

 

Il 26 dicembre del 2004 un catastrofico maremoto si è abbattuto sulle coste dell’Oceano Indiano. Indonesia, Sri Lanka, India e Thailandia sono stati i Paesi più colpiti, ma lo Tsunami non ha risparmiato neppure le coste dell’Africa Orientale.

Le immagini dello Tsunami dell’Oceano Indiano sono un vivido ricordo: la grande onda che travolge interi villaggi, i cumuli di macerie dappertutto e un bilancio finale che è stato oggetto di diverse stime e alla fine ha contato oltre 250.000 vittime e un numero di sfollati da 3 a 5 milioni.

A dieci anni dallo Tsunami, Cesvi vuole raccontare i risultati positivi del suo intervento a favore delle popolazioni colpite, condividendo le storie di alcune giovani vittime del disastro naturale e ospiti delle Case del Sorriso del Tamil Nadu.

Il Tamil Nadu è uno Stato dell’India meridionale in cui Cesvi è intervenuto per fronteggiare la grave emergenza dello Tsunami. Nella regione moltissime famiglie povere lavorano, in condizioni di semi-schiavitù, nei mulini di riso o nelle fabbriche di mattoni. Sono costrette a vivere in casette temporanee, situate all’interno dei luoghi di lavoro, senza luce né servizi sanitari.

Molti bambini hanno perso i genitori durante lo Tsunami, molti altri non vengono mandati a scuola e accompagnano i genitori al lavoro, mentre i più piccoli rimangono incustoditi e girano per le strutture, rischiando di ammalarsi per le condizioni insalubri dell’ambiente che li circonda.

I bambini che frequentano le tre Case del Sorriso, create dal Cesvi nei mesi e negli anni successivi al maremoto del 2004, hanno fra i 6 e i 18 anni e provengono tutti da situazioni familiari disagiate. Proprio per questo la Casa diventa per loro un punto di riferimento importante, dove sentirsi protetti e ascoltati. 

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Nella foto di Monika Bulaj: Tamil Nadu, India. La paura dopo la grande onda.