India: dove le lacrime diventano sorrisi

testo di Matteo Manara tratto dalla Gazzetta del Sorriso di giugno, il periodico Cesvi dedicato ai donatori regolari.

Karthika è una delle tante ragazze indiane provenienti dalle aree rurali che nella loro infanzia non hanno avuto l’opportunità di frequentare la scuola in maniera regolare. Quando è arrivata nella Casa del Sorriso di Cesvi, che si trova a Cuddalore, nello stato del Tamil Nadu, questa bambina di 12 anni non riusciva nemmeno a distinguere le lettere dell’alfabeto, inglese o tamil che fosse (il “tamil” è una lingua locale riconosciuta ufficialmente dalla Costituzione dell’India). Eppure, per quanto possa sembrare grave che un diritto fondamentale come quello allo studio non sia ancora acquisito per tantissimi bambini e bambine, Karthika portava dentro di sé ferite ben più profonde e difficili da rimarginare.

Karthika aveva solo 5 anni quando perse la mamma in un rogo devastante che, partito dalla stufa, consumò l’intera casa dove abitava la sua famiglia. Con questo trauma alle spalle, vide il papà risposarsi in fretta, ammalarsi e morire poco tempo dopo. Karthika fu affidata ai nonni materni insieme al fratello più grande, senza avere tuttavia le sue stesse opportunità. Poveri di mezzi, i nonni scelsero di investire i loro pochi guadagni per il ragazzo, e furono proprio loro, ad un certo punto, a bussare alla porta della Casa del Sorriso per chiedere che Karthika venisse accolta, sfamata e istruita.

Alla Casa del Sorriso arrivava una bambina triste, facile al pianto, solitaria, disattenta nell’igiene personale e poco incline a partecipare alle attività proposte. Delle numerose bambine che stavano ricevendo aiuto e supporto in quel momento, Karthika era una di quelle che preoccupavano maggiormente le educatrici. Bisognosa come non mai di affetto e attenzioni, si animava solamente in presenza di estranei rivelando invece forti problemi di socializzazione con le bambine della sua età.

La Casa del Sorriso, sostenuta dal fondamentale sostegno dei nostri donatori regolari, è però un luogo dove le lacrime diventano sorrisi, dove la vita di tante bambine prende una nuova direzione perché qui ricevono alloggio, cibo, materiale educativo e supporto extrascolastico, in particolare in inglese e matematica. La Casa promuove inoltre il loro benessere fisico attraverso lo yoga e l’esercizio sportivo. Gli educatori diventano un punto di riferimento per risolvere, attraverso il counselling e una guida quasi genitoriale, i traumi e le difficoltà della loro infanzia.

Karthika, nell’arco di un paio d’anni, non solo è cresciuta, ma non sembra più la stessa bambina.

Da un lato ci sono importanti progressi a livello scolastico, che lasciano sperare che Karthika possa presto mettersi alla pari con le altre bambine della sua età. Dall’altro l’interesse, del tutto nuovo per lei, per le relazioni, la danza, i giochi e lo sport; in particolare, Karthika si è appassionata al Kabaddi, uno sport a squadre molto diffuso nel Tamil Nadu in cui l’attaccante deve cercare in massimo 30 secondi di toccare uno dei difensori avversari e di tornare nella propria metà campo senza subirne il placcaggio. Il nome di questo sport deriva dal termine “kabaddi”, che nei tempi antichi veniva scandito dall’attaccante per dimostrare di essere in apnea durante la fase offensiva. Questa regola oggi non esiste più e anche noi non dobbiamo trattenere il respiro per il futuro della nostra bambina: perché quando Karthika torna dai suoi nonni durante le vacanze scolastiche lo fa col sorriso sulle labbra e con la consapevolezza che il suo nuovo sogno di diventare insegnante non è poi così lontano.