Fortunato, o no? Una storia dalla Casa del Sorriso di Haiti

Roma(RM) il 18/01/2024

Fortuné è nato in uno dei luoghi piú poveri del mondo. Eppure, la sua vita non è priva di “benedizioni” e nello stesso suo nome si conserva un seme di speranza che invita a credere in un futuro migliore.

di Matteo Manara

In francese, l’aggettivo “fortunato” può avere due significati, secondo il dizionario: può voler dire ricco, agiato, abbiente oppure più semplicemente “fortunato”, benedetto dalla fortuna. Che senso può avere, dunque, dare il nome “Fortuné” ad un bimbo nato ad Haiti, in quello che da decenni è uno dei Paesi più poveri del mondo?

La vita, innanzitutto, è sempre qualcosa di cui essere riconoscenti. Questo devono aver pensato i genitori di Fortuné quando questi vide la luce, a Port-au-Prince, solamente due mesi dopo il terribile terremoto che era costato la vita a oltre 220.000 persone. Salvi i suoi genitori, salvo lui. Era il 16 marzo 2010. La mamma aveva portato a termine la gravidanza in condizioni drammatiche, che è persino difficile immaginare.

Oggi Fortuné, 13 anni, è il maggiore di tre figli e vive insieme al padre e alla madre nella bidonville di Wharf Jeremie, la zona portuale della capitale. Qui le vie non sono vie (“rues”), ma viuzze (“ruelles”), disegnate in modo molto approssimativo tra una fila di baracche e l’altra. Tutti insieme occupano una sola stanza, dalle pareti di latta, senza acqua potabile – un lusso che pochi si possono permettere nella zona – e senza latrina. Tuttavia, in un contesto dove tanti bambini sono orfani o vivono in famiglie divise, anche la sola presenza dei genitori è qualcosa di cui essere grati. Se poi, come quelli di Fortuné, sono persone che si danno da fare gestendo una piccola attività commerciale – altro fatto che non si può assolutamente dare per scontato nel Sud del mondo – allora iniziamo a capire perché questo ragazzino può anche definirsi “fortunato”, rispetto ad altri suoi coetanei del quartiere.

Tra i giovani di Port-au-Prince, poi, c’è chi si fa attirare dalle sirene della violenza, dai sogni di potere che offrono le tante gang armate che imperversano nella capitale, e chi pazientemente segue il proprio percorso, andando a scuola e custodendo segretamente la speranza in un futuro migliore. Fortuné fa sicuramente parte della seconda categoria, sostenuto, altra benedizione non da poco, dalla presenza della Casa del Sorriso. Fortuné frequenta la scuola alla Casa da 5 anni, da quando ne sentì parlare durante una sessione di sensibilizzazione e da alcuni suoi amici, e tra altri 5 avrà terminato la prima parte del suo percorso di studi. Frequentare le classi alla Casa del Sorriso permette alla famiglia di risparmiare i costi delle tasse scolastiche, destinandoli all’acquisto di cibo o al mantenimento dell’abitazione. Inoltre, la presenza degli assistenti sociali in questi anni ha aiutato Fortuné a superare alcuni disturbi comportamentali, tanto che ora il ragazzo sta molto meglio.

Fortuné, infine, è davvero fortunato perché conserva ancora la convinzione di poter realizzare suoi sogni: “Una volta terminata la scuola, vorrei studiare medicina. Voglio diventare un medico, un altro medico pronto ad Haiti ad aiutare le persone malate. Grazie per la Casa del Sorriso e grazie a tutti i donatori”.

Insomma, dietro ad un nome apparentemente “assurdo” per una realtà come Haiti, si conserva qualcosa di speciale: la convinzione che le cose possano cambiare e il desiderio di “lavorare” ogni giorno perché questo accada veramente.