Sviluppiamo la resilienza nei minori: il racconto dell’educatrice Mariaclaudia.

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In Italia quasi 100.000 bambini e adolescenti subiscono maltrattamenti, che avvengono soprattutto all’interno delle mura domestiche. Per contrastare questo fenomeno e le sue gravi conseguenze sullo sviluppo psicologico, emotivo e fisico dei bambini, Cesvi interviene in quattro città italiane (Bergamo, Napoli, Rieti e Bari) applicando una metodologia sviluppata insieme ai ricercatori dell’Università Cattolica di Milano che ha l’obiettivo di rafforzare la resilienza e l’autostima dei bambini e migliorare le  capacità educative dei genitori.

Nei quartieri di San Paolo e Japigia, alla periferia di Bari, Cesvi interviene in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II attraverso attività laboratoriali che aiutano i bambini a riconoscere le proprie capacità e i propri punti di forza, nonché le possibilità di supporto insite nella rete sociale che li circonda.

Da otto anni Mariaclaudia lavora come educatrice del Centro Diurno gestito dall’associazione che è partner locale di Cesvi a Bari, Fondazione Giovanni Paolo II, dove i giovani del quartiere San Paolo si recano ogni giorno per partecipare alle attività organizzate per loro.

Il percorso sulla resilienza promosso da Cesvi e dall’Università Cattolica si articola su diversi livelli. Il primo mira a far superare ai ragazzi la sfiducia che spesso provano verso se stessi. “Quando abbiamo proposto il corso di falegnameria, quasi tutti dicevano No, non lo faccio, non sono capace: questo succede soprattutto quando un ragazzo va male a scuola, dove è facile che scatti l’etichetta di ‘incapace’. E invece, come ci aspettavamo, a poco a poco hanno preso confidenza con le tecniche che stavano apprendendo e hanno creato oggetti di legno molto belli” – racconta Mariaclaudia.

Il secondo livello si articola sulla scoperta di sé stessi e delle proprie emozioni, passando per l’accettazione di sé e della propria storia di vita. “Molti ragazzi hanno un vissuto difficile: i genitori sono separati, oppure uno dei due è in carcere. Spesso le emozioni che si generano da queste situazioni vengono nascoste agli altri per sembrare più duri, ma noi stiamo insegnando loro che è normale sentirsi tristi e che, anche per un ragazzo, è normale piangere” – specifica l’educatrice.

Il terzo livello vuole far scoprire ai ragazzi le risorse che esistono al di fuori di sé, nella propria rete sociale, e che sono un possibile e fondamentale punto d’appoggio nella crescita o nella risoluzione di situazioni problematiche. Il percorso non si rivolge però solamente a bambini e adolescenti, ma anche ai loro genitori.

“Negli anni abbiamo organizzato diversi incontri con i genitori, ma quello promosso da Cesvi è stato diverso dagli altri. Invece di focalizzarsi sui problemi dei figli o della relazione con loro, ci si è concentrati sulle loro qualità positive. I genitori hanno espresso cose molto belle. Ad esempio, la madre di una ragazza con grosse difficoltà nella gestione della rabbia, che spesso diventava violenta con la sorella e la stessa madre, ha raccontato che la figlia è molto brava nella danza e sa essere una persona molto accogliente. Come insegna la metodologia della resilienza, le abbiamo suggerito di premiare questi suoi lati positivi, invece che affrontare di petto le sue reazioni violente, e lei ci ha riferito il miglioramento della figlia a scuola, a casa e anche al centro, dove è diventata una leader del gruppo dei giovani”.

 

Martedì 14 maggio Cesvi ha presentato a Roma presso la Camera dei Deputati (Palazzo Theodoli Bianchelli – Sala delle Conferenze), l’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia. L’ “Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia – L’ombra della povertà -”. L’Indice, alla sua seconda edizione, scatta una fotografia dell’Italia su base regionale, misurando il rischio di maltrattamento all’infanzia e i servizi e le politiche implementate per prevenire e curare il fenomeno.

 

Foto di copertina: Roger Lo Guarro