Crisi climatica in Myanmar: il racconto degli agricoltori sostenuti da CESVI

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A pagare le conseguenze degli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici sono i Paesi più poveri e più vulnerabili, nonostante ne siano i meno responsabili. Questo assunto è stato il centro della conferenza stampa che si è tenuta lo scorso venerdì in apertura della mostra “SEMI DI SPERANZA. Voci e volti dal Myanmar” con le fotografie di Gianfranco Ferraro e con la curatela di Sandro Iovine, visitabile sino al 1° maggio all’Ex Ateneo, in Piazza Padre Reginaldo Giuliani a Bergamo alta.

All’inaugurazione, oltre al fotografo Gianfranco Ferraro, sono intervenuti la nostra Presidente Gloria Zavatta, Massimo Pasquali per AICS, Sylvie Wabbes Candotti di Fao, il sindaco del Comune di Bergamo Giorgio Gori e Davide Caliandro, Responsabile dei Progetti CESVI in Myanmar.

La mostra – che racconta i devastanti effetti del cambiamento climatico sull’ambiente, sull’agricoltura e sulle comunità del Myanmar e soprattutto il contributo allo sviluppo rurale e alla resilienza delle popolazioni del progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S., attivato nel Paese grazie al contributo di AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo –  vuole lanciare un allarme che riguarda tutto il Pianeta: la crisi climatica si sta manifestando con una potente accelerazione nel corso degli anni, ed è quindi necessario un cambiamento radicale e internazionale.

A dimostrazione di quanto sta accadendo in Myanmar – che ricordiamo è il secondo Paese al mondo più soggetto a eventi climatici estremi e calamità naturali collegati ai cambiamenti climatici – ci sono le storie dei beneficiari del progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S., che cerca proprio di combattere gli effetti negativi della crisi climatica formando gli agricoltori attraverso pratiche innovative per un’agricoltura sostenibile, sementi adatte al luogo e redditizie e l’accesso al credito anche per i piccoli produttori.

Zin Mar Wai è un’agricoltrice che fa parte della Regional Farmer Development Association di Magway. Ha ricevuto una formazione di due anni nel progetto S.A.F.E.C.R.O.P.S. e ha poi deciso di mettere a disposizione dell’associazione le sue competenze come contabile. “Questa formazione mi ha consentito anche di diversificare il mio reddito lavorando come agente finanziaria piuttosto che affidarmi esclusivamente al lavoro agricolo. Negli ultimi due anni abbiamo sofferto per la siccità e le conseguenti perdite nel raccolto. Il progetto ha finanziato test del suolo e dell’acqua e ha fornito una formazione sulle buone pratiche agricole ai capi dei villaggi. Ci ha messo in grado di avere silos, banche dei semi, una bilancia digitale che consente una misurazione esatta del peso… Vorrei che venissero promossi progetti simili di sostegno allo sviluppo rurale in altre zone del Myanmar” racconta Zin Mar Wai.

Guarda l’intervista completa:

Ko Hla Kyaw Soe vive nel villaggio di Chan Kan nella municipalità di Yenangyaung dove si coltivano soprattutto sesamo, arachidi e fagiolo verde Mungo e racconta Seguiamo quelli che vengono chiamati GAP, protocolli delle buone pratiche agricole, che vanno dalla preparazione del suolo, all’uso di sementi di qualità certificata e proseguono con un sistema di controllo di qualità per garantire una produzione garantita sul minimo livello di residui chimici. Tutto ciò si traduce in un vantaggio economico perché alta qualità del prodotto e bassi residui chimici significano poter vendere a un prezzo maggiore sul mercato. È un processo che richiede un’acquisizione pratica di queste tecniche con cui siamo arrivati a selezionare i semi, a testare il suolo, l’acqua, a ridurre l’uso di prodotti chimici e dunque a produrre raccolti sicuri e di alta qualità che hanno un più facile accesso al mercato”.

Guarda l’intervista completa:

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Alla mostra SEMI DI SPERANZA – Voci e volti dal Myanmar è dedicato anche il sito www.semidisperanza.info, realizzato grazie al supporto di myphotoportal.com in qualità di partner tecnico.

La mostra è visitabile: mar-ven dalle 14 alle 18 / sab-dom-festivi dalle 10 alle 18.

L’esposizione rientra nel calendario delle iniziative Bergamo-Brescia Capitale italiana della cultura e ha ottenuto il patrocinio dell’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo.