Giornata mondiale dell’educazione: riscrivere il proprio futuro, la storia di Juliana

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Il 24 gennaio si celebra la Giornata Mondiale dell’educazione. L’istruzione, lo studio e l’apprendimento sono diritti fondamentali ed essenziali per la crescita dei bambini e ragazzi e per lo sviluppo della società intera.

L’istruzione – un diritto umano sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani – è la strada per uscire dalla povertà e per costruire un percorso di vita e di realizzazione personale. Ma ancora oggi circa 258 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non hanno l’opportunità di studiare o completare gli studi e ancora di più – 617 milioni – non possiedono competenze di base come leggere o contare. Senza un’istruzione di qualità inclusiva ed equa per tutti, non riusciremo a raggiungere l’uguaglianza di genere e a spezzare il ciclo della povertà.

Dedichiamo questa giornata a tutti i bambini e le bambine che nel mondo non godono ancora di questo diritto fondamentale e la celebriamo con una storia di riscatto, quella di Juliana che sta costruendo il proprio futuro con il supporto della Casa del Sorriso di Cesvi in Zimbabwe.

di Juliana Makawa

Mi chiamo Juliana Makawa e sono una giovane ragazza di 14 anni. Attualmente vivo con il mio fratello maggiore e lo zio Taffy ad Harare. Mio papà è morto nel 2013, quando avevo appena 6 anni. Mia madre fuggì subito dopo, abbandonandoci e noi iniziammo a stare con la nonna paterna a Mutare, una città che si trova circa 300 chilometri ad est di Harare.

Mia nonna fece del suo meglio per crescerci, nutrirci e sostenere le spese necessarie a mandarci a scuola, ma a quel tempo la vita non era facile per noi, che spesso andavamo a letto con la fame nello stomaco. Nel 2013 iniziai il mio primo anno di scuola alla Chirowakamwe Primary School. Tuttavia, mia nonna fece sempre più fatica a pagare le tasse scolastiche e a comprare le uniformi, che in Zimbabwe sono obbligatorie. Diverso tempo dopo contattò quindi l’altra nonna, quella materna, che stava ad Harare, dicendole che non sarebbe stata più in grado di badare a noi. Una mattina, io e mio fratello fummo dunque trasportati ad Harare per andare a vivere con la nonna materna, che ci accolse a braccia aperte.

Quest’altra nonna lavorava come operatrice sanitaria e gestiva una piccola attività commerciale per integrare il suo magro stipendio. Mi iscrisse alla classe quinta a Tafara presso la Tsinhirano Primary School e fece sempre del suo meglio per pagare l’iscrizione, comprare uniformi, libri e tutto ciò che occorre per andare a scuola. Affrontavamo insieme tutte le difficoltà, fino a che non poté proprio più permettersi di mandarci a scuola.

Un lunedì mattina stavo vendendo verdure insieme a lei presso un piccolo centro commerciale. Gli operatori dell’unità mobile della Casa del Sorriso passavano di lì e iniziarono a parlare con la nonna, stupiti di vedermi con lei a quell’ora. Le chiesero come mai non mi trovassi a scuola in quel momento e lei condivise tutti i suoi problemi. Gli operatori di Cesvi promisero di venire a trovarci a casa la settimana dopo per approfondire la situazione. E vennero per davvero.

Dopo una discussione con la nonna, raccolsero i miei dettagli anagrafici e, tutti insieme, ci recammo presso la scuola dove ero iscritta, ma che non frequentavo più da due anni. Gli operatori di Cesvi parlarono direttamente con l’amministratore della scuola per convincerlo a riammettermi, condonando quanto non pagato fino ad allora; lui accettò purché da quel momento in poi fosse la Casa del Sorriso a farsi carico delle spese.

Così avvenne: la Casa del Sorriso iniziò a pagare e continua a farlo da allora. Mi comprano uniformi, libri e tutto che quello che serve per il mio percorso di studi. Sono fantastici!

Sfortunatamente lo scorso anno, in giugno, mia nonna è venuta a mancare. Non è stato facile, ma ho ormai imparato ad accettare la realtà e a convivere con questa nuova situazione, in cui lei non c’è più.

Ora sono al primo anno di college e voglio studiare con impegno per guadagnarmi l’accesso all’Università. Non avrei mai immaginato di poter arrivare al punto dove sono oggi. Al punto di poter scrivere il mio futuro.

Alle persone di Cesvi auguro davvero ogni bene, per il fatto di essere venuti a salvarmi. Ci sono stati momenti in cui ho pensato che sarei stata condannata per sempre ad una condizione di ignoranza e povertà, ma oggi invece posso guardare fiduciosa al futuro. Grazie di cuore.

(Traduzione e adattamento di Matteo Manara)

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