Marisa e Rabha alla Porta della Salute

Storia tratta dal sito di Fondazione Bracco

Il Villaggio Gorizia, nel comune di Baranzate, è un piccolo quartiere ad alta densità abitativa a forma di triangolo, chiuso tra le mura di cinta dell’ospedale Sacco, la SS Varesina, un campo nomadi e un grande parcheggio all’aperto ad est, che segna il confine con il comune di Novate Milanese.

Se i confini sono linee immaginarie, nel caso di Baranzate le linee definiscono un margine reale: quello dei diritti fondamentali, che si ferma proprio all’ingresso di questo comune della periferia milanese, primo in Italia per concentrazione di migranti residenti.

A Baranzate, infatti, il 31% della popolazione non è italiana, ma appartiene a 72 etnie diverse. Proprio qui, lo scorso anno è stato registrato il record nazionale di nati stranieri, pari al 64% dei bambini.

Tra i neonati del quartiere c’è Ryan, figlio di Marisa, che vive nel Villaggio Gorizia da sette anni con suo marito, di origine marocchina, e suo figlio Antonio, di quattro anni.

Marisa si trova bene a Baranzate, e racconta: “Non faccio caso a tutte le etnie di Baranzate, mio marito è del Marocco. Io vivo in casa l’integrazione”. Non che le differenze culturali non ci siano. Ci sono e pesano.

È una corrente alternata la vita di Marisa e della sua famiglia: “A volte ti scontri, altre volte ci si viene incontro. Un po’ cedo io e un po’ cede lui”. Le differenze più importanti? Non si parla tanto di ruoli di genere, di maschi o di femmine, quanto di religione. “Entrambi abbiamo mantenuto la nostra fede, io la mia, lui la sua. Io non cambio te, tu non cambi me. Chi nasce quadrato – si dice al mio paese – non muore rotondo”.

Quello Fondazione Bracco e La Rotonda fanno a Baranzate con l’aiuto anche di Cesvi, è scalfire il margine che non consente a Marisa e ai suoi figli di avere accesso ai diritti fondamentali, come il diritto alla salute, che dovrebbe essere uguale per tutti i bambini, indipendentemente dalla loro etnia e dal loro status giuridico.

Il progetto “Oltre i margini”, finalizzato all’inclusione socio-economica e alla tutela della salute di soggetti vulnerabili a Baranzate, nasce proprio per colmare le disuguaglianze sociali che, per quanto riguarda il diritto alla salute, si sperimentano subito, già alla nascita o addirittura ancora prima di nascere.

Attraverso la “Porta della Salute”, attiva dall’ottobre del 2015, l’associazione La Rotonda ha scelto di ovviare alle carenze strutturali del Comune di Baranzate aprendo uno sportello medico per due pomeriggi alla settimana. Grazie a “Oltre i margini”, l’attività dello sportello sarà integrata con un servizio di assistenza pediatrica, un pomeriggio alla settimana, garantito dalla collaborazione di un pediatra del Centro Diagnostico Italiano.

“E’ un servizio accessibile, finalmente! Prima dell’attivazione dovevo andare fino a Bollate o a Novate per trovare un pediatra”, racconta Marisa, “e gli spostamenti sui mezzi pubblici, con due bimbi piccoli e un passeggino, non sono semplici”. Marisa ci racconta una storia di equilibri e incastri perfetti, tipica delle mamme alle prese con l’organizzazione e il carico di una famiglia da gestire spesso in solitudine. Con la differenza che Marisa in questo momento non ha un lavoro: la prima rinuncia è stata l’automobile, ed ecco il vantaggio di avere un servizio pediatrico raggiungibile a piedi, in un’area densamente popolata e povera di servizi.

Rabha è una delle donne che Marisa incontrerà alla “Porta della Salute”. Arriva dal Marocco ed è in Italia da quasi sei anni. Dal 2014 vive a Baranzate con il marito ed è una “mentore” per il progetto “Oltre i margini”: mette il proprio sapere e la propria esperienza a beneficio di chi dovrà percorrere un cammino, affrontando sfide che lei ha già vinto.

Rabha ha appena iniziato, ma il suo entusiasmo è contagioso. “Non ho trovato difficoltà eccessive in Italia. Non ci si può lamentare troppo, si parte sempre da se stessi, se una persona è positiva attira lo stesso ottimismo da parte degli altri”. Ogni martedì è alla “Porta della Salute” e aiuta le neomamme straniere a comunicare con il pediatra che visita i loro figli. Molte non parlano bene l’italiano, Rabha allora interviene e fa da interprete per facilitare le visite.

I bambini nati da donne che, per condizioni socioeconomiche svantaggiate, hanno difficoltà di accesso ai servizi sanitari in gravidanza, sono esposti a rischi maggiori. Per affrontare tutte queste problematiche sociali, che coinvolgono i bambini e le loro famiglie, occorrono modelli integrati, reti e collaborazioni che mirino alla promozione di stili di vita positivi e salutari.

Consapevoli dell’importanza di scelte alimentari corrette per la salute della donna incinta e del suo neonato e dei rischi connessi all’adesione a una dieta occidentale per le donne immigrate, nell’ambito del progetto “Oltre i margini” saranno organizzati incontri per promuovere un’alimentazione sana ed equilibrata per le donne migranti in gravidanza e allattamento.

A questi si aggiungeranno 10 laboratori di cucina rivolti a circa 8 donne condotti, presso la sede de La Rotonda, da un nutrizionista dell’Ospedale Sacco e da una mediatrice culturale. Attraverso il cooking e lo scambio di ricette, le partecipanti potranno sperimentare piatti sani a partire da ingredienti che fanno parte della loro cucina tradizionale.