Emergenza Pakistan: il nostro intervento

Foto di Giampiero Gandolfo.

Da molti anni ormai in Pakistan è emergenza umanitaria. Alle ripercussioni del conflitto tra le forze governative e i gruppi armati fondamentalisti che dal 2004 vessa il nord del Paese, si aggiungono gli effetti dei cambiamenti climatici, che nell’area si manifestano alternando periodi di intensa siccità ad alluvioni devastanti. Cesvi lavora nel nord e nel sud del Paese con progetti che aiutano la popolazione a fronteggiare la situazione.

Nord: in aiuto alla popolazione sfollata

Nelle regioni del Khyber Pakhtunkhwa e delle Aree Tribali di Amministrazione Federale (FATA), al confine con l’Afghanistan, da 13 anni si consuma un conflitto interno che ha costretto quasi due milioni di persone ad abbandonare la propria casa; la maggior parte di esse ha trovato rifugio nei vicini distretti di Bannu e Peshawar. Il rapido e massiccio afflusso di rifugiati ha però sovraccaricato le già deboli infrastrutture presenti nell’area, peggiorando così anche le condizioni di vita della comunità ospitante.

La situazione degli sfollati è particolarmente precaria: vivono in alloggi di fortuna, spesso talmente angusti da non riuscire a ospitare neanche l’intero nucleo familiare; gli uomini sono così costretti a dormire all’aperto per lasciare il poco spazio disponibile all’interno a disposizione di donne e bambini. Mancano latrine adeguate, una situazione all’origine di condizioni igieniche insicure, contaminazione delle acque e diffusione di malattie. Scarseggiano anche i mezzi di sussistenza, poiché campi e infrastrutture sono andati incontro a un progressivo deperimento.

Cesvi, sostenuto da ECHO (l’ufficio Aiuti Umanitari dell’Unione Europea) e altri Donatori, ha fatto fronte all’emergenza con un intervento che rispondesse ai bisogni di maggiore urgenza della popolazione: a quasi 24.000 persone è stata fornita una sistemazione abitativa di transizione, per un totale di circa 4.700 case; 18.000 persone hanno accesso a latrine igienicamente adatte, differenziate per uomini e donne; grazie alla riabilitazione di 142 pozzi e 100 pompe – e all’utilizzo di 160 tra filtri e container –, quasi 50.000 persone possono beneficiare di fonti d’acqua pulita per il consumo personale. Più di 30.000 sono invece i partecipanti alle attività di sensibilizzazione sulle buone pratiche igieniche che posso scongiurare la diffusione di malattie anche gravi. Infine, oltre 3.000 persone sono impiegate in lavori di riabilitazione delle infrastrutture.

Sud: in risposta a siccità e malnutrizione

Il sud del Paese invece, e in particolare la provincia orientale di Sindh, sta subendo gli effetti di una siccità che dura da più di tre anni consecutivi. Le avverse condizioni climatiche hanno avuto conseguenze devastanti sull’allevamento, colpito in aggiunta da epidemie di malattie. A risentirne maggiormente è stata la comunità Thari, che sopravvive in larga misura grazie alla pastorizia, per loro fonte alimentare e di guadagno. Le stime parlano di più di 250.000 famiglie affamate, per un totale complessivo che supera il milione di persone. I più vulnerabili nei confronti della malnutrizione sono i bambini, gli anziani e le donne incinte o in fase di allattamento. Non ricevere nutrimento in quantità e qualità adeguate comporta per loro rischi particolarmente gravi per la salute.

Cesvi, grazie al contributo della Presidenza del consiglio dei ministri con il fondo dell’otto per mille dell’Irpef devoluto dai cittadini italiani alla diretta gestione statale per l’anno 2014, è venuto in aiuto alla popolazione fornendo animali d’allevamento e kit per l’orticoltura a 1.500 persone. A 2.000 donne è stato inoltre consegnato materiale per attività di ricamo con le quali contribuire al mantenimento del proprio nucleo familiare. Tutti i beneficiari partecipano a corsi di formazione per imparare la corretta gestione degli animali e del business. 5.500 persone ricevono infine denaro in cambio di lavoro, nell’ambito di un progetto finanziato da WFP.

 

Foto di copertina: Giampiero Gandolfo