Fame e cambiamenti climatici colpiscono l’Uganda

Negli ultimi anni l’Uganda sta vivendo sulla propria pelle i devastanti effetti del cambiamento climatico, che come sottolinea anche l’Indice Globale della Fame 2023 ha un impatto diretto e significativo sull’insicurezza alimentare. Sebbene l’Uganda sia meno colpito dalla siccità prolungata che caratterizza i Paesi del Corno d’Africa, negli ultimi anni le regioni settentrionali e orientali del Paese stanno sperimentando un andamento delle piogge imprevedibile e scostante. Questo porta con sé diverse problematiche dal punto di vista della sicurezza alimentare nella regione, in quanto la popolazione – prevalentemente dipendente dall’agricoltura – si ritrova con raccolti insufficienti a garantire un’alimentazione adeguata durante la stagione secca.

L’ultima stagione delle piogge ha registrato un volume delle precipitazioni ben al di sotto della media: fra il 40% e il 70% in meno rispetto alla media. Questo ha interrotto il normale calendario delle attività agricole stagionali e influito sulle colture. Di conseguenza, quasi il 20% della popolazione ha subito una riduzione del proprio reddito e si trova in condizione di insicurezza alimentare preoccupante.

Nel 2023 l’impatto climatico anche sui progetti che implementiamo nel Paese è stato devastante: 100 contadini che hanno avviato attività agricole di sussistenza nella prima stagione dell’anno hanno ottenuto un raccolto equivalente solo all’8% dell’atteso, mentre 200 contadini che hanno intrapreso attività agricole a livello commerciale hanno ottenuto il 30% del raccolto atteso.

In Uganda operiamo nel campo rifugiati di Palabek, che ospita circa 79.000 rifugiati, dove ogni famiglia può coltivare un suo appezzamento di terreno: qui interveniamo per garantire alla popolazione sicurezza alimentare, tramite distribuzione di cibo, ma anche per assicurare il sostentamento delle famiglie promuovendo lo sviluppo agricolo.

Per contrastare i problemi legati al clima, abbiamo intrapreso una serie di azioni per mitigare l’impatto del cambiamento climatico: utilizzo e promozione di colture che necessitano minori quantità di acqua (in particolare cassava e sorgo); utilizzo di varietà di sementi che più resilienti alla siccità; promozione e installazione di sistemi di irrigazione sia per la produzione a livello domestico sia per la produzione su larga scala.

Tra le persone che sosteniamo c’è Edward, che Ha 29 anni ed è un rifugiato congolese arrivato nel 2020. È sempre stato un agricoltore, ma ha perso tutto per via della guerra nel suo Paese. Quando è arrivato in Uganda era solo e affamato, e ha vissuto un periodo buio.

Grazie all’intervento di CESVI Edward ha partecipato a numerose formazioni e ha ricevuto un sostegno anche di carattere psicosociale. Grazie agli insegnamenti e alle sementi ricevute, Edward ha ripreso a coltivare il suo appezzamento di terreno, riuscendo ad integrare le razioni ricevute tramite il progetto CESVI sostenuto da World Food Program, e avendo anche la possibilità di vendere il surplus al resto della comunità. “Con i guadagni dell’orto sono riuscito ad aprire un piccolo chiosco e ho iniziato ad affittare terreni agricoli per dedicarmi alla produzione di ortaggi su scala più ampia. CESVI mi ha dato gli strumenti e la formazione per avviare il mio negozio al dettaglio e la vendita di prodotti vegetali e di altri frutti. Mi sono anche sposato e con mia moglie stiamo vivendo un periodo felice, con una buona alimentazione e siamo in attesa del nostro primo figlio” racconta Edward.

Anche Thomas ha ricevuto il sostegno di CESVI. È un rifugiato sud sudanese di 49 anni, arrivato in Uganda nel 2019 in fuga dalla guerra civile. Nella sua famiglia, colpita duramente dalla malnutrizione, vivono 11 persone. Nel 2021 è entrato in contatto con noi di CESVI e ha preso parte alle attività per avviare l’agricoltura su larga scala. Attualmente fa parte di un collettivo che coltiva 4 acri di terreno (principalmente con cassava, maize, fagioli e soia). Grazie al progetto, la sua famiglia è riuscita ad integrare le razioni offerte dal progetto in collaborazione con WFP, che non erano sufficienti per 11 persone, e ha incrementato di molto i suoi guadagni. Ora, 4 figli sono stati iscritti a scuola e ha anche investito parte dei ricavi per l’acquisto di un negozio per una delle mogli e delle capre per ampliare le sue attività.

Foto d’archivio CESVI di Alberto Prina