“La mia storia la firmo io!”: gli ex-ragazzi di strada si raccontano

Cesvi partecipa alla 2edizione del Festival dei Diritti Umani. Nell’ambito della manifestazione vogliamo raccontare il nostro impegno per la salvaguardia di un diritto fondamentale, ancora troppo spesso calpestato o ignorato: la libertà d’espressione.
Dopo anni passati a vivere per strada, i ragazzi ospiti della nostra Casa del Sorriso in Zimbabwe stanno coraggiosamente lottando per riappropriarsi del diritto a raccontare sé stessi in prima persona, senza più paure. Grazie alla partecipazione a un laboratorio di giornalismo seguito dall’associazione locale Keepers Alert, i ragazzi hanno potuto improvvisarsi cronisti e raccogliere le proprie esperienze nel magazine “Keepers”. Riportiamo la testimonianza di Loris Palentini, capo missione Cesvi in Zimbabwe.

Testo e foto di Loris Palentini

 “La prima cosa che voglio che sappiate
È che nessuno vuol diventare bambino di strada,
Ma succede che sia la vita a scegliere per te.”

Poesia di Tari, una delle ragazze della Casa del Sorriso di Harare

 

La Casa del Sorriso di Harare è un centro diurno che accoglie bambini e ragazzi di strada e offre loro l’accesso a servizi che spaziano dal supporto sanitario, educativo e psicologico, fino alla disponibilità di docce e di uno spazio lavanderia. Il fine ultimo del lavoro in struttura è quello di riavvicinare i ragazzi alle loro famiglie o, quando non è possibile, di garantirne la tutela e promuoverne la reintegrazione sociale.

Grazie al contributo prezioso dei tanti volontari, la Casa riesce da qualche tempo a organizzare una serie di attività extra che permettono ai ragazzi di sviluppare e coltivare interessi e abilità spesso nascoste. In questo contesto accade che per la prima volta i ragazzi si sperimentino artisti, musicisti, scrittori e narratori: svaghi e passioni normalmente preclusi a chi è sempre stato costretto a vivere di elemosina ed espedienti.

Tra le iniziative di maggiore successo figurano senza dubbio i laboratori di giornalismo seguiti da Keepers Alert – una giovane organizzazione locale nata nel 2015 –, che coinvolgono i ragazzi nella stesura di un periodico tra le cui pagine sono chiamati a raccontare le loro storie e le loro vite.

Da gennaio 2016 Keepers Alert ha quindi trasformato il laboratorio informatico della Casa in una fucina di idee e di pensieri, sfruttando il mezzo del giornalismo come forma di espressione e come nuova opportunità per i ragazzi di imparare a scrivere e a parlare di sé stessi, e – non da ultimo – di fare pratica con l’uso del computer. Allo stesso tempo il magazine “Keepers” punta anche a diventare strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica, il governo e le stesse famiglie dei ragazzi sulla gravità del fenomeno dei bambini di strada.

Raccontare sé stessi e fare della propria storia un esempio diventa atto liberatorio e rinascita per chi si è sempre e solo sentito definire come “ragazzo di strada”, scarto della società, elemento irrecuperabile, finendo per giudicarsi lui stesso attraverso lo sguardo sprezzante degli altri. A rinascere sono anche le voci, pronte a rivangare un passato doloroso per metterlo da parte una volta per tutte e riaffermare la propria identità, definita questa volta in prima persona; un’identità fatta di passioni, desideri, ambizioni: le storie sono infatti disseminate di frasi come “Io sono”, “Io voglio”, “Io sogno”, e di tutta la forza di volontà che queste parole portano con sé.

Il lavoro di Keepers Alert si inserisce in un quadro più ampio, supportato dall’impegno quotidiano degli operatori e dal supporto psicologico dei consulenti, che mira a identificare e far emergere le potenzialità individuali, restituendo a ognuno dei ragazzi quella fiducia nel futuro che troppo spesso e troppo a lungo è stato loro negata dalla vita di strada. E, insieme alla fiducia, anche la voce per poterlo raccontare.

 

Leggi le storie di Tari e Darlington.