Perché il Sud Sudan soffre la fame se la terra è fertile?

 

La strada da Aweil a Nyamlell è spesso secca e polverosa, circondata da campi deserti e montagne color dell’henné dove le iene si riposano sotto il sole di mezzogiorno. Oggi però la scena è diversa. Le piogge stagionali hanno creato paludi superficiali, e ogni tanto un piccolo rivolo d’acqua attraversa la strada catturando l’attenzione di piccoli uccelli a caccia di rane. Questo fa pensare ad una terra fertile, capace di dare molti frutti, ma nonostante questo enorme potenziale, la popolazione locale si trova costantemente avviluppata in spirali di fame che impediscono lo sviluppo della regione.

Non posso che chiedermi perché la popolazione del Sud Sudan debba affrontare cicli ripetuti di carestia, quando la terra intorno è pronta ad essere coltivata e a produrre un raccolto abbondante.

Una delle cause di questo problema sono le pratiche di coltivazione: non si tratta di vecchi trattori o aratri a trazione animale. Anche questi sono comunque considerati una tecnologia moderna. Dimentichiamoci anche la tradizionale zappa: qui, si compone di una sottilissima striscia di metallo legata ad un’estremità del manico, poco efficace per coltivare. La maggior parte delle persone in realtà coltiva inginocchiata sul terreno, e scava con le mani. Questo perché la maggior parte di queste persone sono ex sfollati che hanno fatto ritorno a casa dopo anni nei campi rifugiati del Sudan, e semplicemente non hanno alcuna conoscenza agricola.

La natura poi non aiuta. La quantità di raccolto non è vantaggiosa rispetto al tempo speso per coltivarlo, e rappresenta solo una piccola parte di quanto servirà alla famiglia durante la stagione secca. La stagione delle piogge tra maggio e ottobre può essere intervallata da brevi siccità che rovinano il raccolto. Nei dintorni del villaggio di Abyei, a giugno il sorgo iniziava a spuntare dal terreno, ma le spaccature di quest’ultimo testimoniavano già la mancanza di acqua.

Mary, madre di quattro bambini, non ha potuto far altro che stare a guardare la carestia che si allungava sul suo piccolo appezzamento di terra. “Non possiamo farci nulla. Se la pioggia non arriva presto, tutto il raccolto sarà perduto e noi non abbiamo semi per piantarne di nuovo”.

Una settimana dopo la pioggia è arrivata, ma ormai era troppo tardi. La maggior parte della popolazione evita di irrigare i campi durante la siccità, perché si dice che questo attiri la maledizione di Dio. Per Mary, questo significherà che il suo raccolto, spinto allo stremo delle forze, non produrrà abbastanza per sfamare la famiglia fino al prossimo raccolto.

Sono le donne come Mary che subiscono di più l’impatto della povertà. Spesso sono date in sposa in cambio di bestiame. Molte saltano regolarmente i pasti per poter dare una porzione extra ai propri figli. Molte camminano a lungo, con i bambini sulla schiena, per prendere l’acqua dalla fonte più vicina. Dividono la propria giornata tra cucinare, pulire, allattare e occuparsi dei campi. Lavorano fino allo stremo, perché sono l’unico motivo per cui la comunità locale riesce ad andare avanti.

Anche la crisi economica gioca un suo ruolo. Regina, diciotto anni, si è trasferita nel villaggio di Warallel nella contea occidentale di Aweil un anno dopo essere stata promessa in sposa ad un uomo che conosceva a malapena. Nella sfortuna, rimane quella più fortunata, visto che il marito ha una sorta di lavoro stabile nel villaggio. La sua famiglia non ha terra da coltivare, o legna per cucinare. Li aiuta il marito di Regina, ma il prezzo del cibo è triplicato durante l’ultimo anno e i mercati locali sono diventati ancora più inaccessibili alla popolazione.

Un intervento multisettoriale

La mancanza di conoscenze di base sulla salute e l’igiene aggrava la situazione in una regione dove malaria e altre malattie tropicali mettono a rischio la popolazione. La maggior parte delle persone non fa bollire l’acqua e non si lava le mani prima di cucinare; di conseguenza, migliaia di persone – soprattutto bambini – lottano contro la diarrea che li depriva di nutrienti essenziali alla sopravvivenza.

Il ritmo della vita in Sud Sudan è ostacolato da problemi agricoli, economici, sanitari e dalla povertà. È faticoso. Questo perché la più grande benedizione del Paese – la terra fertile – non è utilizzata al meglio. Investimenti sostanziali e sostenibili che migliorerebbero lo standard di vita delle persone non sono praticamente mai stati realizzati. Le organizzazioni internazionali hanno supportato per anni lo sviluppo locale, ma solo un settore privato forte può portare cambiamenti duraturi e significativi.

In generale, il Bahr el-Ghazal settentrionale ha ancora molta strada da fare. A questo punto, la presenza di organizzazioni internazionali come People in Need giocano un ruolo nell’evitare che la situazione vada del tutto fuori controllo. Ma è importante combinare interventi umanitari immediati – per sfamare coloro le cui risorse sono già esaurite – con la promozione di pratiche effettive per coltivare il terreno. Le persone devono essere nelle condizioni di mandare i propri figli a scuola, invece che impegnarli nel lavoro nei campo per tutta la vita. Affinché questo avvenga, i mercati locali devono passare dalla sussistenza a breve termine ad essere creatori di opportunità a lungo termine. Questa è la ragione per cui People in Need e la Commissione Europea si focalizzano si interventi multisettoriali che sono di fondamentale importanza nel prevenire la denutrizione in Sud Sudan.

 

Autore: Jakub Smutný – Foto: Jan Novak, People in Need