Sanità e nutrizione in Somalia, una sfida possibile

Nel corso degli ultimi due anni la Somalia ha attraversato una gravissima siccità che, unita alle violenze generate dai conflitti civili, ha ridotto la popolazione in condizioni disperate. Oltre tre milioni di persone sono affamate e hanno urgente bisogno di assistenza umanitaria. Si tratta di più di un quinto della popolazione del Paese.

Per rispondere alla prolungata crisi, Cesvi ha attivato nelle regioni di Hiraan e Mudug un programma sanitario e nutrizionale di emergenza. Grazie ai fondi di ECHO* è stata rafforzata l’offerta di servizi sanitari già esistente; in sei remoti villaggi dell’area sono state installate delle cliniche mobili, strutture di ricezione sanitaria nelle quali viene monitorato lo status nutrizionale dei pazienti. Tra i rischi legati alla mancata assunzione di cibo il più pericoloso è quello della malnutrizione acuta, che in soggetti fragili come i bambini aumenta la vulnerabilità alle malattie potenzialmente mortali. Per curare questi casi lo staff medico delle cliniche si occupa di somministrare gratuitamente cibo terapeutico.

*Direzione per gli Aiuti umanitari e la protezione civile della Commissione europea

Combattere la malnutrizione

Khadija Abukar Cumar ha 39 anni ed è madre di un bambino di 2 anni, Yahye. Possiede un piccolo chiosco di tè nel villaggio di Lebow, nella Somalia centrale. In media guadagna 3 o 4 dollari al giorno, un reddito che non le consente di coprire tutte le spese quotidiane come l’affitto, il cibo, il gas per cucinare e le spese mediche. Racconta di riuscire ad acquistare il cibo per sé e per il figlio solo grazie al credito che le fanno i negozi del posto; ogni mese riesce a fatica a ripagare i debiti accumulati, ma subito deve chiedere altro credito.

A settembre Khadija ha portato il piccolo Yahye nella clinica mobile di Cesvi. Il bimbo soffriva infatti di attacchi di tosse, vomito e diarrea e mangiava a fatica. Gli infermieri hanno subito riconosciuto in lui i segni della malnutrizione acuta. I suoi occhi erano infatti incavati e muoveva a fatica le gambe; il peso non raggiungeva i sei chili.

L’infermiera ha quindi somministrato a Yahye il cibo terapeutico e lo ha inserito nel programma ambulatoriale per il trattamento di casi di malnutrizione. A inizio ottobre è stato dimesso con successo e ha potuto iniziare un secondo programma supplementare di nutrizione terapeutica. Le infermiere dicono che risponde bene al trattamento, e anche la mamma è felice che Yahye abbia finalmente appetito e riesca a giocare con gli altri bambini. Ora pesa quasi sette chili: un piccolo traguardo impensabile fino a due mesi fa.

 

In foto: somministrazione di un vaccino contro il morbillo nel villaggio di Moorodile