Il diritto di Himda alla felicità

 

Himda è una bambina somala di 10 anni. I suoi genitori divorziano quando è molto piccola e subito dopo la abbandonano.

Per alcuni anni, Himda cresce con la nonna, con la quale costruisce un rapporto molto stretto, fatto di amore e complicità. Ma quando l’anziana donna viene a mancare, la custodia della bambina torna al padre, che nel frattempo ha iniziato a vivere con un’altra donna.

La matrigna sembra felice di avere Himda a casa, ma non perché provi affetto per lei o desideri vederla stare bene. L’unica ragione è la possibilità di sfruttare qualcuno che lavori a tempo pieno e svolga le mansioni domestiche.

Il padre è quasi sempre assente e la matrigna è solita discriminare e maltrattare Himda di fronte ai suoi figli naturali, al punto che la bambina, un giorno, decide di scappare di casa.

La donna, insieme al marito, inizia a cercarla anche attraverso un programma radiofonico. Dopo alcuni giorni, un operatore locale di Cesvi, Mohamed, riesce a identificarla. La trova sola e abbandonata, esposta ad ogni genere di pericolo, mentre girovaga senza nessuno che la protegga.

Mohamed l’avvicina con delicatezza e cerca di capire i motivi della fuga.

Himda è scioccata a livello emotivo e così il suo caso viene riferito al Safe Space Centre di Cesvi, creato grazie al supporto di ECHO – Commissione Europea. Qui, grazie a un programma integrato di protezione e salute, la bambina può ricevere cure mediche qualificate e un primo sostegno piscologico.

Dopo aver risposto ai bisogni più urgenti di Himda, lo staff Cesvi specializzato in protezione decide di fare visita alla famiglia con l’obiettivo di chiarire la situazione e porvi rimedio.

Dopo lunghe ore di discussione con il padre e la matrigna e poi di nuovo anche in presenza di Himda, gli esperti Cesvi riescono a reinserire la ragazzina in famiglia.

Il padre dichiara di non essere consapevole della situazione, poiché è solito andare al lavoro ogni mattina molto presto. La moglie viene informata dei diritti e delle necessità della bambina in termini di cura, protezione ed educazione.

L’uomo viene incoraggiato ad essere più presente nella vita della figlia e ad assumersi tutte le responsabilità che la riguardano, come ogni buon padre dovrebbe fare.

I due, finalmente, riconoscono gli errori commessi e si impegnano a migliorare le condizioni di vita di Himda. Si dicono d’accordo nel permetterle di frequentare le attività ricreative presso il Safe Space Centre, oltre a garantirle un ulteriore supporto psicosociale.

Durante le successive visite di Mohammed e degli altri membri dello staff locale di Cesvi alla famiglia, marito e moglie si mostrano molto collaborativi e interessati a supportare e aiutare la ragazzina.

E così ora Himda sta terminando il programma mensile presso il Safe Space Centre e ha ricevuto in dono un kit scolastico. È pronta per iniziare la scuola.

 

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Foto di Valeria Turrisi