Valeria, volontaria in India, racconta la sua esperienza

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Valeria, volontaria in India, racconta la sua esperienza nella Casa del Sorriso

Mi piace aspettare le bambine della Casa del Sorriso di Cesvi quando tornano da scuola. Sono un’insegnante elementare e di solito in Italia accompagno i bambini fuori da scuola, tra le braccia rassicuranti dei loro genitori o dei nonni, tra le urla dei fratelli più piccoli. Qui in India, invece, nessuno accompagna e va prendere le bambine a scuola e così io le aspetto alla Casa del Sorriso, seduta su una panchina, dove prima di me sicuramente sono state altre volontarie.

Abinaya, detta Abi, arriva con la sua bici e mi sorride da lontano. Pedala decisa fino al cancello, dove è costretta a scendere dalla bici per maneggiare il chiavistello che la separa dal vialetto d’ingresso. Nel fare questo, scompone le meravigliose trecce che le cadono morbide ai lati del viso e che riflettono la cura con la quale i capelli sono stati energicamente pettinati e intessuti come tappeti, al mattino.

Abi ha un passato molto triste alle spalle. Orfana di padre e con altri 3 fratelli è stata data in affidamento alla Casa del Sorriso perché sua madre non poteva permettersi il cibo per sfamarla e di darle un’istruzione adeguata. Ha 14 anni Abi ma, il suo corpo minuto provato dalla fame, e le proporzioni ridotte la fanno sembrare più piccola di almeno 5 anni. “Good evening sister” mi saluta, con quel gesto rapido della mano verso la fronte che fin dai primi giorni ho codificato come un convenevole tra il militare e l’istituzionale al quale è imbarazzante non rispondere. Dietro Abi man mano arrivano le altre ragazze a piedi: Sownd e Sowmya, Vetri, Paru, Suru…

Siamo a poco più di un chilometro dall’Oceano Indiano che fiancheggia il Tamil Nadu, in India. In questa Casa del Sorriso, costruita da Cesvi per riarginare i danni che la forza del mare aveva provocato con lo tsunami del 2004, esiste un progetto per accogliere le ragazze come Abi. Svantaggiate come future donne, orfane di un genitore, senza un fratello, senza una famiglia intera o con situazioni di violenza e abusi alle spalle. Per tutte loro il Cesvi ha costruito un luogo sicuro in cui crescere, studiare e condividere.

Abi e le altre si fiondano in casa; devono lavare la divisa scolastica e preparare la merenda. Conosco i luoghi e gli spostamenti che faranno per queste attività quotidiane. So che Vetri farà la furba e comparirà dopo, con il suo vestito da casa, dicendo che lei ha già finito e farà svuotare la sua acqua da qualcun’altra. So che Paru vorrà giocare e Sow mi chiederà di fare un nuovo gioco. Ramani riderà delle mie incertezze organizzative e Soumya giocherà nella mia squadra. Alcune staranno sedute a guardare, altre arriveranno in ritardo. Ranju mi racconterà di una lite scoppiata nella sua classe e Mani raccoglierà fiori per regalarmeli. Suru parlerà con Siva.

Allora aspetto. Tra poco cominciamo. Tutte donne. Tutte assieme…