Sconfiggere la fame come antidoto alla guerra: Cesvi nel Kurdistan iracheno

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L’Indice Globale della Fame 2021, presentato da Fondazione Cesvi lo scorso 14 ottobre, sottolinea quanto il legame fra conflitti, cambiamenti climatici e COVID-19 abbia un effetto estremamente negativo sulla lotta alla fame nel mondo. Un caso emblematico di come queste “tre C” siano causa di grave insicurezza alimentare ci viene dato dall’Iraq, Paese in cui Cesvi opera da tempo, in particolare nella regione autonoma del Kurdistan, per contrastare la fame e prevenire i conflitti.

Gli ultimi due anni di restrizioni imposte dalla pandemia hanno messo a dura prova questo Paese già molto fragile gettando sale sulle ferite ancora aperte di un territorio che fatica a rialzarsi dopo anni di sanguinoso conflitto, un afflusso ingente di profughi dalla Siria e le conseguenze sempre più devastanti del cambiamento climatico. Un cocktail tossico che ha compromesso la sicurezza alimentare dei più vulnerabili tra rifugiati, sfollati interni e comunità ospitante.

I conflitti

Il Kurdistan iracheno è indirettamente colpito dal conflitto a causa dell’enorme afflusso di sfollati interni e di un numero significativo di rifugiati siriani, che esercitano una forte pressione sulle risorse esistenti nella regione, già molto scarse. I rifugiati in fuga dalla guerra accolti in Iraq sono quasi 250.000 e per la maggior parte hanno trovato rifugio proprio nel Kurdistan. D’altra parte 1,2 milioni di sfollati interni attendono ancora di poter tornare nelle proprie case dall’avvio nel 2014 dell’offensiva per arginare lo Stato Islamico. Il protrarsi della crisi siriana ha quindi ridotto la disponibilità di cibo a causa dell’aumento della domanda e del notevole calo delle importazioni da Turchia, Iran e dalla stessa Siria. Secondo le stime della FAO, sono oltre 730.000 le persone – perlopiù rifugiati e sfollati – in condizioni di grave insicurezza alimentare. Complessivamente, il numero di persone bisognose di assistenza umanitaria supera i 4 milioni.

Il cambiamento climatico

A mettere a dura prova la sicurezza alimentare dell’Iraq sono anche gli effetti del cambiamento climatico. L’innalzamento delle temperature, la carenza di acqua e la riduzione delle precipitazioni – nel Paese non piove ormai dallo scorso aprile – compromettono in modo drammatico la produzione agricola e fanno lievitare i prezzi di cibo, sementi e mangimi. La regione del Kurdistan Iracheno sta attraversando un periodo di semi-aridità del clima con effetti negativi sui mezzi di sussistenza degli agricoltori. La maggior parte di loro, infatti, dipende totalmente dalle piogge per lavorare i campi, poiché solamente il 25% dei terreni coltivabili è irrigato meccanicamente.

La pandemia da COVID-19

Le misure di contenimento adottate per arginare la diffusione del COVID-19 – con lo stop imposto all’economia e al commercio – hanno portato ad un’impennata dei prezzi dei generi alimentari, in un Paese già dipendente per il 50% dalle importazioni di cibo per soddisfare i bisogni della propria popolazione. Secondo le Nazioni Unite, lo scorso anno in media il 30% delle famiglie è stato costretto a tagliare la spesa alimentare riducendo notevolmente il consumo di cibo.

L’intervento di Cesvi

La missione di Cesvi nel Kurdistan iracheno rientra in un’ottica di prevenzione dei conflitti di natura socioeconomica.

Fin dal 2018, Cesvi lavora nella regione autonoma del Kurdistan iracheno al fianco della popolazione locale più vulnerabile, dei rifugiati siriani in fuga dal loro martoriato Paese e degli sfollati interni, puntando sulla sicurezza alimentare come antidoto alla guerra. Cesvi opera principalmente nei governatorati di Erbil e Duhok, realizzando interventi di sostegno al reddito e alla sicurezza alimentare.

“In questo momento, abbiamo una grande attenzione per le dinamiche di genere e per le persone con disabilità, promuovendo la loro emancipazione economica afferma Lorena D’Ayala Valva, Head of Emergency Unit di Cesvi. Emblematico in questo senso è il progetto rivolto ai gruppi di donne curde e siriane produttrici locali. “Cesvi lavora in un ambito agricolo per sollecitare e formare le autorità locali con attività di capacity building. Ma soprattutto, lavoriamo direttamente con le agricoltrici, supportandoli in tutto il processo di produzione agricola, dalla coltivazione, alla distribuzione e alla vendita”, continua Lorena. Per facilitare l’accesso al mercato dei loro prodotti – frutta, marmellate, piante, fiori e erbe aromatiche – Cesvi ha siglato accordi con aziende private.

Allo stesso tempo, con l’obiettivo di favorire l’occupazione e il reddito regolare, Cesvi ha messo in campo interventi come l’inserimento lavorativo, i corsi di formazione, il sostegno ai piccoli imprenditori agricoli attraverso la fornitura di input agricoli – come sistemi di irrigazione, fertilizzanti, sementi – e training.