In viaggio con le cliniche mobili

 

di Rossella Palma – foto di Gianfranco Ferraro

L’edizione di oggi del “Myanmar Times” si apre con una foto di Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia ed eroina nazionale, che stringe la mano del Generale Min Aung Hlaing, a capo delle Forze Armate. I due leader discutonno di transizione, un termine che definisce esattamente la fase storica che questo Paese sta attraversando. Le prime e timide riforme tese ad allentare il controllo sulla società del Partito “Unione, Solidarietà e Sviluppo” sono iniziate da qualche anno e adesso il Paese sembra pronto a lasciarsi alle spalle quasi 50 anni di regime militare.

Il Myanmar si sta trasformando rapidamente: questa è la prima impressione che si percepisce quando si arriva a Yangon. Traffico, strade tortuose piene di venditori di “mohinga”, il tipico brodo di pesce con curry, piante verdi dalle foglie giganti, un alternarsi di pagode d’oro e muri screpolati di caseggiati in stile europeo.

Una volta usciti dalla capitale si respira un’aria diversa: colline e risaie ci accompagnano verso il Myanmar nord-orientale, caratterizzato dalla presenza di numerose minoranze etniche.

Io, Giulia e Chiara arriviamo a Mandalay. Da lì raggiungeremo i villaggi rurali nel Northern Shan, la regione più grande del Myanmar, ai quali Cesvi fornisce assistenza sanitaria, in particolare diagnosi e trattamento farmacologico antimalarico. Dal 2011, Cesvi è presente con un progetto per la prevenzione e il controllo della malaria e della tubercolosi negli stati Shan e Kachin. I tassi di mortalità materno-infantile qui sono molto alti, la malaria e la tubercolosi sono ancora tra le principali cause di morte nel Paese.

Dopo un lungo viaggio in auto arriviamo in un remoto villaggio nel distretto di Nawnghkio. Villaggi come questo vengono raggiunti da Cesvi grazie alle cliniche mobili: operatori sanitari che, insieme ad un medico e un infermiere, trasportano sulle loro motociclette medicinali, zanzariere e materiali informativi sulla prevenzione della malaria che vengono distribuiti alla popolazione.

“Molte persone, soprattutto donne e bambini, vengono qui durante le sessioni di visita organizzate da Cesvi. L’accesso all’assistenza sanitaria è scarso, l’ospedale più vicino è a diversi chilometri dal villaggio”, mi spiega il Dott. Kyi Phyo Htet, che lavora con Cesvi da un anno.

La strategia di Cesvi si basa su un approccio comunitario, il progetto supporta la formazione dei “Village Development Committees”. Questi Comitati selezionano i volontari all’interno dei villaggi: giovani tra i 20 e i 30 anni, che, dopo una formazione, assistono la popolazione individuando i casi sospetti di malaria che riceveranno assistenza dal medico Cesvi.

Grazie alle cliniche mobili, Cesvi raggiunge 727 villaggi, fornendo assistenza sanitaria a circa 270.000 persone. Mentre il Dott. Kyi Phyo Htet visita un bambino mi racconta di avere 30 anni, come me, e di aver studiato medicina all’Università di Mandalay. Dopo gli studi voleva diventare chirurgo, ma poi ha capito che il suo sogno era garantire l’assistenza sanitaria a chi ha poche risorse. La mamma del bimbo gli sorride, suo figlio sta bene. Capisco che il suo sogno probabilmente si è avverato.