Myanmar: il mio viaggio tra presente e passato

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di Eleonora Erdas

Quando sono arrivata in Myanmar per visitare i progetti di lotta alla malaria di Cesvi, qualche mese fa, è stato come fare un salto in una dimensione parallela, dove elementi del passato si mischiano con quelli contemporanei. Allora ti meraviglia entrare in una capanna costruita con le foglie di banano intrecciate, ma illuminata da un piccolo pannello solare, o camminare per le vie di una cittadina al confine con la Cina e veder sfrecciare davanti a te un camion dei pompieri che noi potremmo vedere solo al museo dei trasporti o in un film ambientato negli anni ’40.

Durante il mio viaggio in Myanmar ho seguito il dottor Kyaw Myo Lwin e la sua squadra di infermieri villaggio dopo villaggio. Sono loro i veri Angeli contro la malaria. Partono ogni giorno a bordo dei loro scooter attraversando strade rosse e polverose per raggiungere i villaggi sperduti dello Shan e del Kachin. Li guardo partire e il loro giubbottino blu con il simbolo del Cesvi si gonfia e ondeggia con il vento. Mi ricordano i supereroi dei fumetti coi loro mantelli colorati.

I nostri Angeli sono l’unica speranza per gli abitanti di questi villaggi che non hanno nessun mezzo per raggiungere gli ospedali e devono attendere l’arrivo del team medico di Cesvi per curare ogni tipo di malessere e soprattutto la malaria.

Lungo la strada che attraversa il Myanmar e corre verso la Cina ci fermiamo a visitare un piccolo accampamento. L’odore di plastica bruciata è terribile, colpisce e quasi soffoca. Saranno 10 capanne in tutto, costruite ai bordi di una grande distesa di mattoncini. Qualche bambino gioca con dei palloncini colorati e corre qua e là rincorrendosi a vicenda.

Il dottor Kyaw mi spiega che si tratta di una fabbrica dove si producono mattoncini per la Cina. Le poche famiglie che troviamo qui sono poverissime. Dopo aver lavorato per mesi nei campi del sud del Myanmar, arrivano qui al nord al termine della stagione della piogge. Lavorano per pochi soldi, emarginati e dimenticati dalla società. Non hanno nulla, se non pochi vestiti e qualche pentola.

Una bambina aiuta la madre a trasportare i mattoncini. Mi si stringe il cuore e penso che dovrebbe essere a scuola, ma probabilmente i suoi genitori non hanno i soldi neppure per comprare qualche quaderno e l’uniforme. Qui i nostri Angeli contro la malaria si trasformano in veri eroi. Visitano tutti gli abitanti delle capanne, sentono il respiro dei piccoli che potrebbero soffrire per l’aria malsana, somministrano le medicine ad un anziano che portava i sintomi della malaria, consegnano le zanzariere salvavita e parlano con i genitori dei bambini. Poche battute che non capisco subito e poi il dottor Kyaw mi traduce. Il capo villaggio si è offerto di pagare le spese per i kit scolastici dei bambini che dall’indomani avrebbero iniziato a seguire le lezioni.

Qualche lacrima riga le guance delle madri dei bambini e mi viene in mente il passo di un libro che un’amica mi ha suggerito di leggere prima di partire. C’è un monaco buddhista che insegna al piccolo Tin Win, diventato cieco, che per vedere il mondo dobbiamo ascoltarlo con il nostro cuore e che, più forte della paura, esiste solo l’Amore. Ecco, è quell’amore che ha cambiato la vita di queste famiglie. Lo stesso amore che spinge i nostri donatori regolari a stare accanto al Cesvi, al dottor Kyaw in questa grande missione per sconfiggere la malaria in Myanmar.

 

Foto di Gianfranco Ferraro