Claudio Bisio goes to… Zimbabwe!

Oggi è la Giornata Mondiale dell’Alimentazione: quale migliore testimonianza del nostro impegno contro la fame potremmo offrire, se non quella di un affezionato amico che ha potuto osservare da vicino il nostro lavoro?

Secondo l’Indice Globale della Fame 2018 il livello di fame mondiale è ancora grave, anche se in miglioramento rispetto al 2000; il report evidenzia come la fame sia spesso legata al fenomeno della migrazione forzata, di cui può essere sia causa che conseguenza. In questo scenario il progetto Arance contro la povertà, a cui il nostro testimonial Claudio Bisio ha fatto recentemente visita, si configura come uno straordinario esperimento di innovazione e resilienza.

«Un’esperienza bella e intensa», racconta Bisio in una lunga intervista a Micol Sarfatti per SETTE, il magazine del Corriere della Sera, «mi ha lasciato molte cose, compreso un po’ di ovvio mal d’Africa, e mi ha stupito». « (…) L’aranceto di Shashe – prosegue – è uno spazio di 90 ettari in cui sono stati piantati 22.000 alberi di arancio, forniti da Cesvi, grazie a cui le famiglie e i contadini coinvolti nella gestione hanno migliorato le loro condizioni di vita. Le arance prodotte vengono anche destinate al mercato. L’impianto di irrigazione è di ultima generazione e tra un filare e l’altro si coltivano ortaggi e legumi. L’Africa mi ha stupito in questo senso. Combatte con la miseria e le malattie, su tutte l’Aids, e allo stesso tempo sa portare avanti progetti che guardano al futuro».

L’aranceto sostenibile creato da Cesvi a Shashe, in Zimbabwe, è stato davvero una scommessa sul futuro: ha convinto la popolazione a non emigrare da una terra sofferente per gli effetti del cambiamento climatico, che avevano messo duramente alla prova la produzione agricola e le possibilità di sostentamento. Sfruttando tecnologie di irrigazione all’avanguardia, il progetto è riuscito a creare in un’area semi-desertica un’attività produttiva che oggi può fruttare fino a 650 tonnellate di arance ogni anno. I contadini, che gestiscono l’aranceto secondo principi comunitari, smerciano i prodotti a un’azienda che produce succhi concentrati e in parte al mercato locale.

L’intervista tocca anche temi delicati, come l’Africa associata alle migrazioni, di cui «si parla tanto e a sproposito. Io stesso ammetto di non averne saputo molto prima di conoscerla. Tanti ripetono il famigerato “Aiutiamoli a casa loro”. Ecco, io in questo viaggio ho visto il modo giusto di farlo. Lavorando, in silenzio e senza sbraitare». La sua missione in Zimbabwe nasce anche dalla curiosità di osservare da vicino una realtà molto discussa di recente, ma spesso con parole poco veritiere: «Dopo le polemiche sulle Ong volevo toccare con mano il loro lavoro e, per quanto mi riguarda, in questa esperienza con Cesvi ho visto tanto pragmatismo e nessun assistenzialismo».

E il valore del volontariato? È vero che non è solo generosità, ma anche narcisismo? «È innegabile. Fare cose buone ci fa sentire migliori. Ma diciamo pure che se hai la possibilità di farle e non le fai, sei un deficiente».

Leggi l’intervista completa su www.corriere.it o su SETTE n° 41 e guarda la video pillola su Claudio Bisio nell’aranceto di Shashe!

 

Claudio Bisio in missione con Cesvi in Zimbabwe. Foto di Giovanni Diffidenti.

Foto di Giovanni Diffidenti, video di Play Video Factory