Indice Globale 2016: Obiettivo Fame Zero ancora lontano

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Martedì 11 ottobre, presso la sede dell’ISPI, Cesvi ha presentato l’Indice Globale della Fame 2016 (GHI), uno dei principali rapporti internazionali e strumento di misurazione multidimensionale della fame nel mondo.

Secondo l’Indice Globale della Fame 2016, la comunità globale è ben lontana dal raggiungimento dell’Obiettivo “Fame Zero” entro il 2030. Infatti, se il livello di fame dovesse diminuire allo stesso tasso registrato dal 1992 ad oggi, nel 2030 più di 45 Paesi – tra cui India, Pakistan, Haiti, Yemen, e Afghanistan – avrebbero ancora un livello di fame tra il “moderato” e l'”allarmante”. Il numero di persone che soffrono la fame nel mondo resta inaccettabilmente alto. I denutriti cronici sono circa 795 milioni, un bambino su quattro è affetto da arresto della crescita e l’8% da deperimento.

Il rapporto di quest’anno evidenzia anche alcuni segnali positivi nella lotta alla fame globale: il livello di fame nei Paesi in via di sviluppo è diminuito del 29% dal 2000 ad oggi. Inoltre, per il secondo anno consecutivo, nessun Paese in via di sviluppo, tra quelli di cui si dispongono i dati, è risultato nella categoria “estremamente allarmante”.

I livelli di fame in 50 dei 118 Paesi analizzati rimangono “gravi” (43 Paesi) o “allarmanti” (7 Paesi). In termini di grandi regioni, l’Africa a sud del Sahara ha il livello di fame più alto, seguita a breve distanza dall’Asia meridionale. A completamento della classifica dei 10 Paesi con i più alti livelli di fame, dopo Repubblica Centrafricana, Ciad e Zambia troviamo Haiti, Madagascar, Yemen, Sierra Leone, Afghanistan, Timor-Est e Niger.

Per 13 Paesi non è stato possibile raccogliere dati completi per calcolare il punteggio di GHI. Dieci di questi, tra i quali Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Libia, Sud Sudan e Siria, hanno indicatori come arresto della crescita, deperimento e mortalità infantili che lasciano supporre alti livelli di fame e suscitano notevole preoccupazione.

L’Indice Globale della Fame (#GHI2016), giunto al suo undicesimo anno di pubblicazione, registra lo stato della fame in 118 Paesi e si inserisce nel quadro dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che propone una visione olistica e trasformativa di sviluppo chiedendo una collaborazione tra tutti gli attori della società, dai governi alle Nazioni Unite, dalle imprese ai singoli cittadini. Il messaggio di quest’anno, Obiettivo Fame Zero, basato sull’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile n. 2, è un’esortazione a “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.

Ai dati dell’Indice Globale della Fame, Cesvi affianca la sua esperienza concreta in Zimbabwe, al 99° posto nella classifica del GHI2016 e, ad oggi, uno dei Paesi dell’Africa a sud del Sahara maggiormente colpiti da El Niño con oltre 2,8 milioni di persone affette da insicurezza alimentare. Il caso studio del progetto “Shashe Citrus Orchard” descrive il lavoro di Cesvi che dal 2011 gestisce insieme alla comunità di Shashe, località al confine con il Sudafrica e il Botswana, un aranceto di oltre 90 ettari: il progetto è riuscito a trasformare una zona desertica in una opportunità economica per la popolazione locale.

Alla base delle raccomandazioni strategiche contenute nell’Indice Globale della Fame 2016 c’è la necessità di trasformare l’Obiettivo Fame Zero in un impegno esteso a tutte le istituzioni dando priorità, a livello nazionale e internazionale, alla coerenza delle politiche per uno sviluppo sostenibile, per rendere effettivo l’impatto sulla riduzione della povertà e della malnutrizione.

Il rapporto è stato presentato da Daniela Bernacchi, Amministratore Delegato Cesvi e Loris Palentini, Capomissione Cesvi in Zimbabwe, che hanno illustrato i dati dell’Indice Globale della Fame 2016 e il caso studio sullo Zimbabwe.

A seguire una tavola rotonda sul ruolo del mondo pubblico e privato nella promozione di un’agricoltura sostenibile e di una crescita inclusiva in Italia e in Europa con l’Ambasciatore Pietro Sebastiani, Direttore Generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli Esteri; Gianpietro De Cao, Policy Officer European Commission, International Cooperation and Development; Luca Virginio, Vice Presidente Barilla Foundation/Chief Communication and External Relations Barilla Group. Moderatore: Luca Mattiucci, giornalista responsabile sezione sociale Corriere.it.

Scarica l’Indice Globale della Fame 2016

Foto di copertina: Panos/Sven Torfinn 2008